Pubblicato il 28 Dicembre 2022
Lo dimostra uno studio sui topi condotto dall’Università della California a Riverside.
I risultati, pubblicati sulla rivista Nature Neuroscience, potrebbero aprire la strada a nuove terapie per combattere le paure croniche tipiche del disturbo da stress post-traumatico (Ptsd).
Nel cervello i ricordi recenti e quelli remoti vengono immagazzinati attraverso meccanismi differenti.
Precedenti studi hanno suggerito che il ricordo pauroso si forma inizialmente nell’ippocampo, ma con il passare del tempo matura e tende a slegarsi da questa regione.
Hanno dunque sottoposto i topi di laboratorio ad uno stimolo negativo all’interno di un particolare contesto ambientale e hanno studiato la loro reazione ogni volta che venivano riportati in quell’ambiente a distanza di tempo.
In questo modo “abbiamo scoperto che alcuni neuroni all’interno della corteccia prefrontale, chiamati neuroni della memoria, erano attivi durante l’evento traumatico iniziale e venivano riattivati durante il richiamo del ricordo traumatico remoto”, spiega il biologo Jun-Hyeong Cho che ha guidato lo studio.
“Sono i circuiti della memoria prefrontale che vengono progressivamente rafforzati dopo eventi traumatici e questo rafforzamento gioca un ruolo fondamentale nel modo in cui i ricordi della paura maturano in forme stabilizzate nella corteccia cerebrale per l’archiviazione permanente”.
In futuro il team di Cho proverà a indebolire selettivamente i circuiti della memoria prefrontale per verificare se questa manipolazione permette di sopprimere il richiamo dei ricordi traumatici remoti.