Così Giorgia Meloni.
“E’ un giorno di gioia per Chico per la sua famiglia per tutti noi lo avevamo promesso lo abbiamo fatto e ora aspettiamo in Italia Chico Forti”, ha aggiunto.
Il risultato ottenuto dalla premier con l’accordo, quello che riguarda l’italiano condannato nel 2000 a Miami per un omicidio di cui si proclama innocente, sancito prima del bilaterale alla Casa Bianca con Joe Biden.
Nel colloquio dai toni amichevoli, con il presidente americano che ha accolto nello Studio Ovale l’ospite intonando “Georgia on my mind” di Ray Charles, i due leader hanno ribadito il sostegno a Kiev, l’impegno a evitare una escalation in Medio Oriente e a difendere il diritto di navigazione nel Mar Rosso, insidiato dagli attacchi degli Houthi. Temi di alta geopolitica in una doppia missione, fra Washington e Toronto, che a Meloni serve a condividere con i partner le priorità del G7 a presidenza italiana, che ha al centro anche la questione migratoria, oltre all’Intelligenza artificiale.
Un viaggio in cui, come ormai consuetudine, la premier ha avuto accanto la figlia Ginevra. Ma soprattutto le scorie di una settimana turbata dalle polemiche sulle manifestazioni e dalle tensioni – secondo le ricostruzioni giornalistiche – con il Quirinale dopo la vicenda di Pisa. Uno scenario che, secondo alcuni commentatori politici, spiega la scelta di evitare un punto stampa (la delegazione è partita subito per il Canada, non ne è escluso uno là dopo l’incontro con Justin Trudeau), che sarebbe stato ampiamente normale a margine di un appuntamento importante come quello alla Casa Bianca.
E che era atteso dai giornalisti dopo quello che nei giorni scorsi era sembrato una sorta di botta e risposta con il capo dello Stato. Difficile non comprendere come il Colle abbia scelto di far depositare la cenere per non alimentare una fiammella che potrebbe diventare incendio tra i due palazzi. E, sulla stessa scia, si sarebbe collocata anche la premier.
Enrico Forti, detto Chico, oggi ha 65 anni. È stato un campione di windsurf, produttore tv, uomo d’affari e organizzatore di eventi. Si trasferisce all’inizio degli anni ’90 negli Stati Uniti, dove conosce la moglie Heather Crane, madre dei suoi tre figli.
Nel 2000, però, viene condannato all’ergastolo dal tribunale della Florida per l’omicidio dell’australiano Dale Pike, il cui cadavere viene ritrovato il 15 febbraio del 1998 su una spiaggia in Miami. La vittima è figlio di Anthony Pike, dal quale Forti sta acquistando il Pikes Hotel, a Ibiza.
Forti viene accusato di essere parte di un felony murder, un omicidio commesso durante l’esecuzione di altro crimine: il movente secondo l’accusa, sarebbe da ricondursi a una truffa di Forti ai danni di Anthony Pike.
Anthony “Dale” Pike è stato ucciso con un colpo d’arma da fuoco alla testa.
Pike era volato nella città della Florida per discutere una proposta di accordo tra Forti e suo padre che aveva accettato di vendergli un resort a Ibiza, diventato famoso durante gli anni ’80, quando il cantante dei Queen Freddie Mercury festeggiò lì il suo quarantunesimo compleanno.
Secondo l’accusa Tony Pike soffriva di demenza e Forti avrebbe tentato di raggirarlo. Messo alle strette, Forti ammise di aver prelevato Pike all’aeroporto ma ha sempre negato di avergli sparato, affermando di averlo lasciato in un ristorante. Una prova chiave utilizzata per collegare Forti all’omicidio è stata la sabbia trovata nella sua macchina, una sabbia tipica della spiaggia dove è stato trovato il corpo.
Chico Forti da sempre dichiara di essere vittima di un errore giudiziario.
Sul suo caso hanno acceso i riflettori diverse trasmissioni televisive, tra cui Le Iene. E la sua battaglia per tornare in Italia diventa insieme mediatica, politica e diplomatica. I principali sponsor politici diventano Luigi Di Maio, Matteo Salvini e la stessa Meloni. Alla fine del 2020 l’allora ministro degli Esteri Di Maio annuncia che il governatore della Florida Ron DeSantis ha accolto con riserva l’istanza di Chico Forti di avvalersi dei benefici previsti dalla Cedu.
Ma lo stesso governatore poi interrompe la procedura per il trasferimento e l’uomo rimane in carcere in Florida.
I pubblici ministeri di Miami-Dade si erano opposti al trasferimento chiedendo garanzie che il detenuto scontasse davvero la sua condanna, senza riduzioni.
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