Pubblicato il 12 Febbraio 2025
Una lunga attesa, un limbo fatto di incertezze e preoccupazioni. È la situazione vissuta da una donna di 83 anni, giunta in ambulanza al pronto soccorso dell’ospedale Santa Maria Goretti di Latina lo scorso 7 febbraio, e da allora ancora in attesa di un posto letto in reparto. A raccontarlo è il figlio, Michele Marangon, che ha deciso di rendere pubblica l’esperienza della madre per accendere un faro sulle criticità della sanità locale.
“Non si tratta di buona o cattiva sanità, ma di una condizione che sembra essere diventata la norma – scrive Marangon –. Cinque giorni in pronto soccorso per una persona anziana non sono uno scherzo. L’attesa si trasforma in uno stress costante, sia per chi è ricoverato che per i familiari, costretti a navigare tra comunicazione incerta e disagi organizzativi“.
Una lunga permanenza in pronto soccorso
La donna è stata trasportata in ospedale in seguito a una fibrillazione importante, con battito cardiaco oltre i 160 battiti al minuto. Dopo due notti trascorse su una barella, le è stato assegnato un letto in una stanza del pronto soccorso, dove tuttora si trova, senza che sia stato ancora disposto il trasferimento in reparto.
“Il sogno di essere accolti in un reparto specializzato resta lontano – prosegue Marangon –. Eppure, già nei primi giorni un medico ci aveva parlato di una sofferenza cardiaca e polmonare. Lunedì ho parlato con il primario di Cardiologia, che ha confermato il miglioramento della fibrillazione e la necessità di un ricovero per il monitoraggio e la terapia”.
Il problema della carenza di posti letto
Oltre alla vicenda personale, la lettera del cittadino solleva una questione più ampia: il sovraccarico del pronto soccorso di Latina e la difficoltà di accesso ai reparti ospedalieri.
Secondo gli ultimi dati diffusi dalla Asl, nel pronto soccorso del Goretti risultavano 82 pazienti in attesa, di cui 39 sotto osservazione e 27 in fase di ricovero o trasferimento. Numeri che, secondo Marangon, dimostrano il sovraccarico del sistema sanitario locale, soprattutto se confrontati con altre strutture più grandi come l’Umberto I di Roma, che registra 114 pazienti ma con una copertura sanitaria su una popolazione quasi doppia rispetto a Latina.
Un sistema in sofferenza
L’episodio evidenzia ancora una volta le difficoltà del pronto soccorso del capoluogo pontino, spesso al centro delle segnalazioni per tempi di attesa eccessivi e carenza di posti letto nei reparti. Solo poche settimane fa, la dirigenza sanitaria aveva annunciato un miglioramento nei tempi di accesso, ma la realtà dei fatti sembra ancora lontana da una soluzione efficace.
“Il problema non è solo il pronto soccorso – conclude Marangon – ma il dialogo tra emergenza e reparti ospedalieri. Senza un coordinamento più efficiente, situazioni come quella di mia madre continueranno a ripetersi”.
Nelle ore successive è arrivata anche la risposta della Asl di Latina, che riportiamo integralmente: “L’Ospedale Santa Maria Goretti di Latina ha fatto registrare nell’ultimo mese un incremento degli accessi al pronto Soccorso (12,6% pazienti giunti in autonomia e 24% con mezzi del 118) rispetto allo stesso periodo del 2024.
Grazie alla riorganizzazione dell’offerta dei servizi e revisione dei processi interni, invece, la media dei pazienti in attesa di ricovero oltre le 24 ore, risulta diminuita del 30% sempre in relazione allo stesso periodo dell’anno precedente.
Considerata, particolarmente l’elevata incidenza di patologie cardiovascolari rilevate, con una media di 2/3 di sindromi coronariche acute al giorno e le conseguenti ripercussioni sulla disponibilità di posti letto, l’Azienda ha attivato, dal 1febbraio u.s., un’area specifica per la gestione dei pazienti cardiologici, con la presenza di cardiologo dedicato.
Relativamente alla vicenda segnalata, la paziente affetta da fibrillazione atriale parossistica, come riportato nell’articolo, è stata prontamente presa incarico in area d’emergenza, dove veniva stabilizzata con ripristino del ritmo cardiaco. Trasferita, come da protocollo, nell’area dedicata cardiologica veniva sottoposta a successivi accertamenti laboratoristici e strumentali, con indicazione di ricovero anche in ambiente medico, considerato il miglioramento del quadro clinico.
La paziente che ha superato la fase di criticità, in attesa di posto letto, durante tutta la permanenza nelle strutture di emergenza è stata sempre trattata secondo gli standard e le linee guide scientifiche e in un ambiente con un adeguato confort assistenziale.
L’Azienda nell’ottica di promuovere e garantire la qualità, sicurezza delle cure, sta attivando tutte le misure adeguate a fronteggiare le criticità, anche quelle correlate al super afflusso di pazienti in Area critica, durante il picco influenzale, assicurando l’umanizzazione nella presa in carico assistenziale”.