“Willy era accanto a me ed ecco quello che è successo, ecco come lo hanno massacrato”. A parlare, nel corso della quinta udienza del processo per l’omicidio del 21enne di origine capoverdiana, davanti alla Corte d’Assise del Tribunale di Frosinone, è uno degli amici più stretti della vittima, Marco Romagnoli.
I due, con la loro comitiva, trascorrevano insieme i fine settimana e, dopo il lavoro, i locali della movida a Colleferro erano una tappa fissa. Fino a quella maledetta notte tra il 5 e il 6 settembre 2020. “Stavamo tornando a casa quando davanti all’auto di Willy abbiamo visto due gruppetti che discutevano animatamente. Poco prima avevo visto Federico Zurma cadere dalle scale”, inizia così il racconto di Romagnoli. Ed è drammatico.
È il testimone che sinora ha ricostruito con maggiori dettagli il pestaggio fatale a Willy Monteiro Duarte, confermando anche davanti ai giudici che il giovane si è effettivamente trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato soltanto per essersi fermato a chiedere all’amico Zurma, appena aggredito, se avesse bisogno d’aiuto. Un gesto d’altruismo che gli è costato la vita. “Willy era preoccupato per il suo amico – ha specificato Romagnoli rispondendo alle domande del pubblico ministero – e ci siamo avvicinati. Ha chiesto a Zurma cosa stesse succedendo.
“C’è qualcosa che non va?”, gli ha detto”. Quelle saranno le ultime parole dello studente dagli occhi buoni e con il sorriso sempre stampato in volto. “Ho sentito il rumore un’auto – ricorda l’amico – un’Audi nera, e ho visto delle persone scendere. Erano 4-5, tutti uomini”. In largo Santa Caterina a Colleferro sono arrivati i fratelli Marco e Gabriele Bianchi. Li hanno chiamati i loro amici Michele Cerquozzi e Omar Shabani.
I coimputati Francesco Belleggia e Mario Pincarelli stavano discutendo con Zurma e gli amici di quest’ultimo. Il litigio, stando alle testimonianze sinora raccolte dalla Corte d’Assise, era sostanzialmente concluso. Sentita aria di rissa, nonostante Belleggia e Pincarelli non fossero nel gruppo dei Bianchi e fossero soltanto dei loro compaesani, di Artena, Cerquozzi e Shabani chiedono ai “gemelli”, come sono noti i due fratelli per la loro somiglianza, di intervenire. E tutto tragicamente cambia.
“Ero vicino a Willy – ricorda Romagnoli – e per prima cosa ho visto uno degli uomini scesi dall’auto sferrargli un calcio allo sterno. Willy si è rialzato, ma è stato colpito nuovamente ed è stato rimandato a terra. Samuele Cenciarelli, che ha provato a difenderlo, ha preso un calcio alla gola da un altro ragazzo, un calcio che gli ha tolto il respiro. Io – prosegue – sono riuscito a fare qualche passo indietro, forse preso dalla paura”. Per il 21enne non c’è stata pietà.
“Mi sono allontanato ed è successo tutto in 30-40 secondi. Quando Willy era a terra hanno continuato più persone a infierire su di lui con calci e pugni. Poi li ho visti salire in auto e andare via. Quegli uomini non li avevo mai visti prima di quel momento”, conclude Romagnoli.
Il 7 ottobre saranno ascoltati gli amici dei Bianchi, Cerquozzi, Shabani e Vittorio Tondinelli. Nell’udienza successiva verranno poi esaminati gli ultimi testimoni del pm e sarà poi la volta degli imputati. Il processo, con i quattro imputati accusati di omicidio volontario, sta entrando nella fase più delicata.
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