Pubblicato il 14 Giugno 2024
L’ennesima storia di violenza sessuale che presenta delle analogie con il caso di stupro in cui è coinvolto Simone Borgese, accusato da una studentessa 26enne di aver abusato di lei dopo averla fatta salire in auto con l’inganno. Una vicenda non molto diversa da quella che vede coinvolto un 40enne di Forlì, che avrebbe convinto una sua collega a salire sulla sua auto per darle un passaggio, finendo poi col violentarla secondo l’accusa.
La violenza sulla collega
Le indagini sono iniziate poco prima dello scorso Natale, quando una 30enne ha denunciato di essere stata violentata da un suo collega dopo un pranzo di lavoro. La testimonianza della donna è stata documentata dagli audio e dai messaggio che il presunto stupratore le avrebbe inviato dopo la violenza, così è scattato subito il Codice Rosso.
Secondo la ricostruzione il datore di lavoro aveva organizzato un pranzo a casa sua, al quale oltre alla ragazza e al presunto stupratore erano presenti anche altri colleghi. Al termine del pranzo l’uomo si sarebbe offerto di accompagnarla a casa ma, approfittando della sua condizione non molto lucida per il troppo alcol ingerito, l’avrebbe invece portata nella sua abitazione per costringerla a subire atti sessuali.
Le indagini
Gli inquirenti hanno dovuto lavorare in un clima di ostilità e scarsa collaborazione, anzi, secondo le indagini l’autore della violenza avrebbe concordato con i colleghi una falsa ricostruzione dei fatti. L’indagato infatti, dopo aver appreso della notizia della denuncia a suo carico, ha contattato gli altri colleghi per concordare con loro delle false dichiarazioni da fornire alla polizia.
L’uomo però non sapeva che gli investigatori avevano piazzato delle microspie e quindi tutte le loro conversazioni erano state registrate. L’indagato non è un volto del tutto nuovo alla polizia, dal momento che su di lui pende una condanna per spaccio e una denuncia per violenza sessuale.
Durante le perquisizioni inoltre gli agenti hanno trovato 100 grammi di droga tra cocaina, marijuana e hashish, più diversi armi, come coltelli e tirapugni. Nei guai anche altre 4 persone, con un’età tra i 30 e i 40 anni, che risultano indagate per favoreggiamento personale.