Colonia. Colonia in una notte di fine estate. Qui, lì, finirà la stagione dell’Inter. Che si trova, forse nemmeno volendolo, sicuramente non immaginandolo, ultimo baluardo dell’ennesima stagione fallimentare in Europa per le italiane.
Inter a un passo, a novanta minuti da una Coppa un tempo “dei piccoli”, ma nemmeno così tanto, se consideriamo che negli ultimi anni l’hanno vinta il Chelsea di Sarri, l’Atletico Madrid, lo United, andando a ritroso.
Un passo indietro ancora, e nell’albo d’Oro c’è il Siviglia. Che ne ha vinte tre in stecca, aggiunte in bacheca alle due portate a casa tra il 2005 e il 2007. Cinque in tutto, che sfideranno le tre dei nerazzurri.
Ultima Italiana in finale? Il Parma, a Mosca, che la vinse contro l’Olimpique Marsiglia. Era il 1999. Da allora, più nessuno mai nella penisola. Ma ora può farcela l’Inter.
Con Lukaku come il Ronaldo dei giorni d’oro, che si porta in spalla e a spasso la squadra. Con Lukaku, che fa sembrare tanto lontana la gelida notte di dicembre, quando Ansu Fati, un talento cristallino blindato dal Barca con una clausola folle, ha gelato la folla di San Siro con un gol che ha messo fine all’avventura dell’Inter in Champions.
In mezzo, di tutto, dal lockdown alla sfuriata di Conte. E un cammino in crescendo, Lugodorets tanto per giocare, il Getafe, post sbraitata, risposta d’orgoglio. Il braccio di ferro col Bayern, vinco perché sono più forte, la gara straripante contro lo Shaktar.
Ora il Siviglia, per l’appuntamento con la storia. La più italiana delle europee, made in Monchi con Suso e Ocampos, piccola Davide che ama spezzare le favole di casa Golia.
Ultimo ostacolo, per l’Inter all’esame più importante. Un po’ Colon(ia)-scopia, un po’ esame di maturità. Preambolo per la laurea, quella Champions che manca da troppo in Italia. Che dieci anni fa arrivò a Milano, dopo l’ultima finale disputata dai nerazzurri.
Era un’altra storia. Ma una nuova è pronta per essere scritta.
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