Pubblicato il 5 Aprile 2022
Il comandante italiano della base militare aerea navale di Sigonella è tra coloro che sono stati denunciati alla Procura di Siracusa perché ritenuto responsabile dell’attacco con droni del 29 novembre 2018: in quell’occasione, 11 membri della comunità Tuareg vicino a Ubari, in Libia, furono colpiti e uccisi dai velivoli americani che erano partiti dalla struttura italiana. Nell’attacco del 31 marzo, furono bersaglio soltanto i civili, non si trattava di obiettivi militari e i familiari delle vittime hanno scelto di denunciare, contando sul supporto di Rete italiana pace e disarmo, Reprieve e lo European center for constitutional and human rights (Ecchr). Secondo quanto si legge nella denuncia, il comandante italiano avrebbe permesso il raid in violazione del diritto internazionale e del diritto interno italiano.
Gli Stati Uniti affermano di aver colpito membri di al-Qaeda. La presenza e le attività americane nella base sono regolate dall’accordo tecnico Usa-Italia del 2006 e con esse il ruolo del comandante italiano. Sulla base di tale accordo, le truppe Usa sono obbligate a notificare alle autorità italiane tutte le attività significative degli Stati Uniti, operazioni di routine escluse. I militari americani che hanno attuato l’attacco erano impegnati nelle operazioni aeree sulla Libia.
Le organizzazioni a sostegno dei familiari delle vittime: “fu targeted-killing contro i civili”
Ecco quanto si legge nel comunicato delle organizzazioni a sostegno dei familiari delle vittime: “Il governo di Roma ha permesso al Comando Usa per l’Africa (Africom) di usare la base di Sigonella per la sua cosiddetta ‘guerra al terrorismo’ e per le operazioni di targeted-killing (uccisioni mirate) e per tale motivo la base siciliana gioca un ruolo vitale nel programma dei droni statunitensi in Nord Africa e nel Sahel“.
Il consulente legale di Ecchr: “Il comandante italiano può essere ritenuto complice”
Chantal Meloni, consulente legale di Ecchr, ha aggiunto: “Chiaramente, un’operazione condotta con i droni, che implica l’uso di forza letale, non può essere considerata di routine. Il Comandante italiano deve aver conosciuto e approvato l’operazione e può quindi essere ritenuto penalmente responsabile come complice per aver permesso un attacco letale illegale. Tale circostanza configurerebbe una violazione del diritto internazionale e del diritto alla vita”.
Il fratello di una delle vittime: “hanno messo fine alle loro vite senza alcuna prova”
Il comando americano, come appare chiaro, ha già riconosciuto l’operazione. Secondo Africom ci si opponeva, come detto, a un gruppo di membri di al-Qaeda. Per i familiari, invece, l’accusa è falsa. Madogaz Musa Abdullah è il fratello di Nasser: quest’ultimo era membro delle Forze armate del governo libico di unità nazionale riconosciuto dall’Onu, come la maggioranza delle persone uccise nell’attacco. Queste le parole di Madogaz: “Africom ha ucciso persone innocenti. Hanno affermato che i nostri figli erano terroristi e hanno messo fine alle loro vite senza alcuna prova. Vogliamo che il governo italiano ci ascolti e che impedisca ad Africom di uccidere ancora la nostra gente. Chiediamo a entrambi i governi di scusarsi e che quello italiano apra un’indagine trasparente e chieda conto ai responsabili dell’autorizzazione dell’attacco”.
Foto di repertorio: Di Petty Officer Quest’opera è stata realizzata dalla Marina Militare degli Stati Uniti d’America con codice di identificazione 951205-N-3149J-006