Un lusso riservato a pochi. Secondo uno degli ultimi rapporti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’85% della popolazione soffre di bassa autostima. Ma cosa significa e, soprattutto, perché?
Si tratta di una cifra allarmante, ma che non sorprende alla luce di una società sempre più competitiva in cui il successo è misurato in velocità ed eccellenza. Due peculiarità che non sono mai andate d’accordo, ma che oggi sembrano essere gli addendi fondamentali per identificare la bravura di una persona.
E questo non solo sul lavoro, ma anche nella vita privata. Il minimo errore viene condannato ed enfatizzato, parallelamente il ricordo delle numerose vittorie viene cancellato.
La colpa, se così vogliamo chiamarla, non è tanto dell’individuo, ma della mentalità che impone di correre contro il tempo e di raggiungere costantemente risultati impossibili da sostenere.
A complicare ulteriormente lo scenario, i social media. La maggior parte delle persone, infatti, non ha ancora compreso come utilizzarli e, purtroppo, abbiamo capito a nostre spese che un uso distorto può provocare effetti irreversibili, anche sugli individui meno fragili.
Le conseguenze, dunque, si riflettono sulla percezione di sé. Ma da dove nasce tutto? È soltanto un fattore sociale? Vediamo insieme che cos’è l’autostima e come possiamo migliorarla. Già, perché la prima cosa su cui focalizzarci è che è possibile lavorare su questo fattore.
L’autostima, in realtà, non è solo un riflesso dell’ambiente circostante, ma è frutto delle nostre esperienze più intime. Un’infanzia segnata da abusi, trascuratezza, critiche eccessive o aspettative irrealistiche ad esempio, può gettare le basi per una bassa autostima.
Questi elementi si insinuano nel terreno della nostra psiche, influenzando l’autopercezione in modo duraturo. Ecco quindi che la definizione vien da sé e implica la convinzione delle proprie capacità di eseguire compiti e raggiungere i risultati.
Una visione distorta, influisce anche nella nostra quotidianità, dalla relazione con gli altri fino al benessere psicologico. È comunque fondamentale essere consapevoli che non si tratta di un dato fisso, ma un processo in continua evoluzione.
Attraverso un impegno costante nell’auto-riflessione e nel potenziamento delle proprie convinzioni positive, quindi, è possibile modellare un‘autostima più solida e resistente. Vediamo insieme alcuni consigli.
Non abbiamo la bacchetta magica e sappiamo che si tratta di un percorso lungo e, talvolta, difficile. Inoltre, quando la bassa autostima diventa paralizzante, è fondamentale parlarne con un esperto. Ma intanto vediamo 5 buone pratiche da mettere in atto per iniziare a lavorare sulla percezione di sé:
Vivere nel momento attuale e proiettare il nostro sguardo verso il futuro ci consente di mettere in atto cambiamenti positivi nella nostra vita. Accettiamo il passato come parte del nostro percorso, imparando dagli errori e trasformandoli in opportunità di crescita.
Troppo spesso ci concentriamo sugli errori o sulle aree in cui possiamo migliorare, dimenticando di apprezzare le nostre reali conquiste. Riconoscere il proprio valore e le proprie competenze, anche di fronte alle critiche, alimenta la nostra autostima e ci permette di guardare le sfide con maggiore fiducia.
Ogni persona ha un insieme di talenti, abilità e caratteristiche che la rendono speciale. Prendiamoci il tempo di riflettere su queste qualità e impariamo ad amarle, perché sono esse che ci rendono unici.
Se non possiamo cambiare le circostanze esterne, cambiamo il modo di vederle. Cercare di mantenere una prospettiva positiva, nonostante le avversità, ci permette di affrontare le sfide con determinazione.
In conclusione, liberiamoci dai confronti inutili, concentriamoci sul presente e sul futuro, riconosciamo i nostri successi anche di fronte alle critiche e apprezziamoci di più. Con questi cinque consigli, possiamo iniziare a coltivare un’autostima più solida e affrontare la vita con maggiore fiducia e resilienza.
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