Pubblicato il 19 Gennaio 2024
Non sono certamente poche le perplessità delle imprese e dei liberi professionisti italiani di fronte al tema del fisco. Il carico troppo elevato delle tasse finisce per ridurre pericolosamente i margini di guadagno, il labirinto fiscale è tutt’altro che semplice da seguire, nuove imposizioni portano a ulteriori spese e a nuovi potenziali errori, e via dicendo. Non stupisce, in questo panorama di confusione e frustrazione generalizzate, che i consulenti di Metatasse – il team di commercialisti esperti in materia tributaria che si concentra sulla riduzione del carico fiscale per le imprese – propongano un metodo di lavoro che parte dalla programmazione strategica, così da poter sapere in anticipo cosa accadrà in futuro e prendere di conseguenza le decisioni necessarie. Della necessità cruciale di aiutare le imprese a pianificare in modo migliore la propria fiscalità, avvertita già da tempo dagli esperti di Metatasse, sembra essersene accorto anche il governo, il quale ha deciso di mettere a disposizione dei titolari di Partita Iva e delle PMI uno nuovo strumento, denominato concordato preventivo biennale. Questo permetterebbe di raggiungere due obiettivi: da una parte, avere una maggiore partecipazione del contribuente al meccanismo di accertamento tributario; dall’altra, dare alle imprese la possibilità di conoscere in anticipo le imposte da versare.
Concordato preventivo: così è come funziona
Di certo il neonato concordato preventivo non sarà una bacchetta magica che risolverà in un colpo solo tutte le storture del fisco italiano. Come è emerso anche nel corso del 2° Symposium Fiscale organizzato da Metatasse lo scorso 13 dicembre sulla tutela del patrimonio e alla pianificazione fiscale a 360° per aziende e imprenditori, avere dalla propria parte dei commercialisti specializzati (come quelli di Metatasse, appunto), pronti a progettare passo dopo passo la migliore strategia per ottenere il maggior risparmio fiscale possibile, rimane ancora oggi la soluzione più efficace per calmierare il carico fiscale in modo del tutto legale, senza lasciarsi travolgere da scadenze, novità normative o controlli improvvisi. Si può però affermare che con il concordato preventivo il legislatore ha, come minimo, dato l’impressione di volersi muovere nella direzione giusta. Ma come funziona? I professionisti e le imprese che possono accedere al concordato potranno ottenere dall’Agenzia delle Entrate una proposta di pagamento relativa alle imposte dovute, per l’anno in cui l’accordo viene stipulato e per quello successivo; dal momento della ricezione della comunicazione, i contribuenti avranno 5 giorni di tempo per decidere se aderire o meno. Si tratta quindi di un accordo inedito tra imprese, lavoratori autonomi e liberi professionisti da una parte, e Agenzia delle Entrate dall’altra. A partire dal 2024 quindi chi aderirà a questa misura potrà accettare una proposta vincolante per il pagamento delle imposte per il biennio, avendo il doppio vantaggio di conoscere i pagamenti futuri (cosa che, come sottolineato da Metatasse, può essere preziosa se sfruttata nel modo corretto) e di non incorrere in alcun tipo di controllo per il periodo coperto dal concordato preventivo.
I requisiti per accedere al concordato preventivo
Non tutti i contribuenti possono accedere a questo nuovo strumento. Si parla infatti delle persone fisiche e giuridiche per i quali si applicano gli ISA, e che presentano un punteggio di affidabilità fiscale uguale o maggiore a 8; dei soggetti che non hanno debiti tributari amministrati dall’Agenzia delle Entrate per un importo complessivo superiore a 5.000 euro; infine, dei regimi forfettari attivi da almeno 2 periodi d’imposta.
Cosa succederà ai contribuenti che aderiscono al concordato preventivo?
Con l’entrata in gioco del concordato preventivo, l’erario prevede di incassare circa 760 milioni di euro: si tratta di pure ipotesi, che dovranno essere confermate nei prossimi mesi e anni. Gli esperti commercialisti di Metatasse mettono però in evidenza una caratteristica molto importante del concordato: va infatti sottolineato che, qualora venga accettato dal contribuente l’accordo proposto dall’Agenzia delle Entrate, l’importo in questione dovrà essere indicato nella dichiarazione dei redditi, così da avere a che fare con un numero “virtuale”, che potrebbe essere più alto o più basso rispetto ai reali redditi percepiti (l’accordo viene meno solo quando il minore reddito effettivo supera del 60% l’importo concordato). È quindi fondamentale pensare attentamente a quale sarà l’andamento futuro della propria impresa prima di procedere con l’utilizzo di questo strumento.