Un anno e 10 mesi di condanna, più revoca della patente per Davide Rossi, figlio nel noto cantante Vasco: questa la decisione del tribunale monocratico di Roma, nell’ambito del processo sull’incidente stradale avvenuto nel quartiere Balduina il 16 settembre del 2016.
Con lui è stato condannato a 9 mesi anche l’altro imputato, Simone Spadano, 30enne amico di Davide Rossi che si trovava in auto con lui. Le accuse a carico di Spadano sono di favoreggiamento, per avere dichiarato, mentendo, che al momento dell’incidente fosse lui alla guida.
Condanne più lievi rispetto a quelle chieste dal pm lo scorso maggio: 2 anni e 8 mesi per Rossi e 2 anni per Spadano.
Secondo le ricostruzioni discusse in aula, Davide Rossi stava guidando a velocità elevata la sua Audi quando, giunto ad uno stop, non si sarebbe fermato. Un’infrazione che ha causato lo scontro con un’altra auto. Su questa viaggiavano 2 donne, che hanno riportato ferite di media entità, giudicate guaribili in oltre 40 giorni.
Subito dopo lo schianto, secondo quanto affermato dall’accusa, il 31enne figlio di Vasco, invece di “ottemperare all’obbligo di prestare assistenza alle persone”, se ne sarebbe andato.
Diversa la versione fornita da Davide Rossi, che in aula, nell’udienza di luglio, aveva dichiarato: “Ci siamo fermati, siamo scesi dalla macchina e abbiamo chiesto alle ragazze nell’altra auto se fosse tutto a posto e loro ci hanno risposto ‘si’, si””. E aveva aggiunto: “Ho detto al mio amico di fare il cid e me ne sono andato con la ragazza che era in auto con noi perché era molto scossa dall’incidente, sapendo che stavano facendo il cid, ero tranquillo”.
“Sono indignato, è morta la giustizia”, ha commentato a caldo Davide Rossi. “C’era anche un cid firmato – ha aggiunto – a testimoniare tutto. Hanno preso i soldi dell’assicurazione, è veramente assurdo”. Il 31enne ha quindi espresso la chiara volontà di ricorrere in appello contro la sentenza.
Medesima l’intenzione dell’altro condannato, Simone Spadano, il cui difensore, Fabrizio Consiglio, ha dichiarato “Abbiamo tutte le carte per dimostrare la nostra estraneità, ricorreremo in appello”.
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