Un settore di eccellenza che combina tradizione, innovazione, legame con il territorio. La filiera agroalimentare catanese, 2mila imprese, quasi 6mila occupati e un valore della produzione di un miliardo di euro, rappresenta una delle realtà produttive più importanti della Sicilia. Le grandi aziende multinazionali, che hanno stabilito la loro base nella zona etnea, convivono con le piccole realtà locali che, grazie alla qualità dei prodotti tipici, esportano il made in Sicily in tutto il mondo. Negli ultimi anni, i volumi di export hanno raggiunto cifre significative, contribuendo alla crescita economica regionale.
Tuttavia, questa eccellenza rischia una sera crisi con l’introduzione della sugar tax, una tassa che potrebbe mettere in ginocchio il comparto delle bevande, uno dei pilastri dell’agroalimentare siciliano. A lanciare l’allarme è Cristina Busi, presidente di Confindustria Catania e vicepresidente nazionale di Assobibe, l’associazione che rappresenta i produttori di bibite analcoliche.
Alla vigilia dell’approvazione della manovra di bilancio, Busi sottolinea come la tassa rischia di provocare danni irreparabili. “Per il settore bevande – afferma – la tassa sullo zucchero equivale a recitare il De profundis. In questi anni le nostre imprese hanno mantenuto la leadership sui mercati grazie ad importanti investimenti in sostenibilità e tecnologie avanzate, puntando sull’internazionalizzazione. Tutti i nostri sforzi oggi potrebbero essere vanificati dall’introduzione di una tassazione inutile e inefficace, che colpisce solo le bevande analcoliche, con e senza zucchero”.
Secondo i dati forniti da Assobibe, la sugar tax determinerebbe un aumento della fiscalità pari al 28%, per ogni litro di prodotto, una riduzione degli investimenti del 12% e la perdita di oltre 5mila posti di lavoro.
“L’aumento dei costi di produzione e il rincaro dei prezzi al consumatore – prosegue Busi – affossa la competitività del nostro tessuto produttivo. Le imprese, in particolare quelle di piccole e medie dimensioni, si troverebbero costrette a ridurre la produzione, licenziare i dipendenti o, nel peggiore dei casi, chiudere definitivamente”. La sugar tax, che dovrebbe entrare in vigore nel luglio 2025, è una minaccia non solo per i produttori di bevande ma per l’intera filiera agroalimentare siciliana.
“Una vera tassa sul made in Sicily – continua Busi – per via degli effetti negativi che si ripercuoterebbero su tutti gli anelli della filiera, a monte e a valle della fase di produzione”. Quindi l’appello lanciato al governo Meloni affinché mantenga la promessa fatta agli elettori e intervenga per bloccare l’introduzione della tassa: “Il Governo, così come annunciato più volte, trovi la giusta soluzione per non imporre nuove tasse che colpiscono al cuore l’impresa e i lavoratori, e cancelli definitivamente la sugar tax dalle sue politiche di bilancio”.
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