Pubblicato il 1 Settembre 2023
Lo scrive su Facebook il presidente del M5s Giuseppe Conte commentando i dati sul Pil.
“Due consigli non richiesti a Giorgia Meloni – aggiunge nel post – smettere di dare sempre la colpa a qualcun altro e, piuttosto, rimboccarsi le maniche per rimediare ai propri errori”.
“Fino ad oggi si è vantata per la crescita del Pil, che in realtà è letteralmente crollato a causa dell’inerzia e dell’incapacità del Governo, che sta dilapidando l’eredità di crescita di quasi l’11% nel biennio 2021-2022”, conlcude.
“La furia ideologica sul reddito di cittadinanza al Sud sta producendo solo macerie. Gli italiani stanno sperimentando sulla propria pelle l’inadeguatezza di questo governo. Giravolte, retromarce, slogan da campagna elettorale: l’immigrazione e la sicurezza, a fronte di sbarchi record, sono spariti dagli appunti di Giorgia. Su lavoro povero e crescita Meloni non offre nessuna soluzione dignitosa. E così, mentre il governo cerca capri espiatori nel Superbonus e nei percettori di reddito, a pagare il conto più salato come sul caro-benzina sono i cittadini – ha anche detto al Corriere – E’ una sciagura per tutto il Paese. Una nuova manovra lacrime e sangue proprio mentre la disoccupazione sale, il carovita morde e gli italiani non sanno più come arrivare a fine mese. Zero euro su sanità, investimenti e crescita, un muro di gomma su misure di dignità come il salario minimo e lotta senza quartiere ai più fragili e agli indigenti. E a pagarne le conseguenze maggiori sarà senza dubbio il sud del Paese, che viene lasciato irrimediabilmente indietro. La reputazione e la credibilità del nostro Paese dipendono molto da come il governo si comporterà sul Pnrr. Mio malgrado, per adesso hanno inanellato solo ritardi, salvataggi in calcio d’angolo e progetti accantonati o ridimensionati. Quanto alla messa a terra dei finanziamenti, la terza relazione sull’attuazione del Pnrr del servizio studi del Parlamento ci dice che a fronte di una previsione di spesa di oltre 33 miliardi nel 2023 per ora ne sono stati impiegati poco più di 2. Rischiamo di uscire con le ossa rotte da un’amministrazione così approssimativa. E a rimetterci sarà l’Italia tutta, perché il Pnrr non è di Meloni oggi come non era di Conte ieri: è di tutti i cittadini. E i cittadini del Mezzogiorno vedono sfumare quella che era un’opportunità preziosa di colmare il divario con il resto del Paese”.