La Commissione Europea ha stilato un elenco di siti e piattaforme a “rischio sistemico”, cioè potenziali diffusori di contenuti illegali e dannosi, in cui rientrano anche giganti del calibro di Facebook, Instagram, TikTok e X. Fake news, messaggi che incitano all’odio e pedopornografia sono le trappole che si possono incontrare nel sottobosco del web, addirittura su piattaforme note e considerate sicure.
Intanto una trentina di ONG, tra le quali rientra anche la European Sex Workers’ Rights Alliance, la lobby che comprende i lavoratori del sesso come anche le escort, ha scritto una lettera alla Commissione Europea chiedendo di inserire nella lista delle piattaforme “pericolose” anche i siti porno.
La lista è stata stilata per designare le piattaforme online con più di 45 milioni di utenti mensili che devono adeguarsi al nuovo regolamento sui servizi digitali imposti dall’UE a partire da agosto. Chi non si adegua e non effettua un doveroso controllo sulla diffusione di contenuti illegali e pericolosi, rischia di andare incontro a sanzioni anche molto pesanti.
Nell’elenco figurano colossi del calibro di Google Search e Bing tra i motori di ricerca, e Amazon, Zalando e AliExpress tra gli e-commerce.
Da questa lista sono stati esclusi i siti porno, benché piattaforme come Xvideos hanno ammesso di avere oltre 160 milioni di utenti ogni mese nell’UE. Siti noti come Pornhub e XHamster hanno dichiarato di aver 33 milioni di utenti mensili, mentre Youporn ne ha dichiarati appena 7 milioni. Il sospetto è che la loro base di utenti mensili sia in realtà molto più alto.
30 ONG dunque, tra cui la European Sex Workers’ Rights Alliance, hanno dunque chiesto a Bruxelles di verificare l’effettiva base dei visitatori dei siti porno e di inserire anche le piattaforme con contenuti hard tra quelle a rischio sistemico.
Secondo quanto riportato da Euractiv, le organizzazioni ritengono che “queste piattaforme stanno tentando attivamente di sottrarsi alle proprie responsabilità e di non essere ritenute responsabili per i rischi sistemici esistenti sulle loro piattaforme”.
La Commissione Europea potrebbe quindi rivedere la lista nei successivi mesi e per le ONG è di fondamentale importanza colpire quelle piattaforme che diffondono contenuti di abusi sessuali o deepfake sui siti porno, che rischiano di diventare terreno fertile per hacker, pedofili o malintenzionati.
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