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Coppia gay respinta da un b&b: “È una questione di marketing”

Pubblicato il 12 Luglio 2024

Solo pochi giorni fa è scoppiata una polemica dopo che il proprietario di un b&b nelle Dolomiti aveva respinto la prenotazione di una famiglia ebrea, con tanto di frasi antisemite e razziste. Solo dopo si è scoperto che si è trattato di un grosso equivoco e che quel messaggio non era rivolto alla famiglia, quindi fortunatamente la questione è rientrata.

Non sembra invece esserci nessun equivoco nella vicenda che ha visto coinvolto un b&b di Busca, in provincia di Cuneo, che ha rifiutato la prenotazione di due ragazzi “colpevoli” di essere gay.

La risposta glaciale della titolare: “Non accettiamo gay”

La vicenda è stata raccontata da uno dei due ragazzi gay al giornale Gay.it, rivelando la telefonata imbarazzante con la titolare per avere maggiori informazioni. Il ragazzo ha prima telefonato per chiedere se ci fossero stanze disponibili e se la sua omosessualità poteva rappresentato un problema.

La signora dall’altro lato del telefono si è subito irrigidita spiegando che, pur avendo molti amici gay, le porte del suo b&b per gli omosessuali sono chiuse. Un giornalista di Gay.it ha a sua volta chiamato il locale fingendo di voler prenotare, ma ha ottenuto la stessa risposta.

La donna ha precisato che lei non ha nulla contro i gay, ma la loro presenza potrebbe imbarazzare e far irritare gli altri clienti: “Ho anche amici gay e so che ci sono comunque altre strutture che vi accolgono” – avrebbe detto la donna, invitandoli senza tanti giri di parole ad andare altrove.

Sulla questione è intervenuta anche Repubblica, al quale la donna ha spiegato che la sua paura è che il suo b&b possa finire nei circuiti dei siti dei gay. “È più una questione di marketing – ha osservato – ci siamo creati una certa clientela e vogliamo tutelarla”.

Elisabetta Solazzi, presidente dell’Arcigay di Cuneo, ha detto che si è trattato di un atto discriminatorio molto grave, anzi doppiamente grave in questo particolare periodo storico, arrivando a puntare il dito contro il governo che, a suo modo di vedere, avalla e legittima questi tipi di comportamenti.