Pubblicato il 27 Marzo 2022
Un “linciaggio” mediatico senza precedenti si sta scatenando in questi giorni contro il presidente dell’Anpi Gianfranco Pagliarulo. Si potrebbe dire un’aggressione di stampo “putinista” se non fosse che il presidente dell’Associazione nazionale partigiani è “accusato”, da una folta schiera di opinionisti con l’elmetto, proprio di “filoputinismo”. La colpa di Pagliarulo? Aver semplicemente affermato di non condividere l’invio di armi italiane all’Ucraina. Una posizione di buonsenso, ancora prima che pacifista, perché, come ha più volte sottolineato Pagliarulo, sostenere militarmente gli ucraini contribuirebbe ad alzare ulteriormente il livello della tensione internazionale, senza dimenticare che, sullo sfondo, aleggia lo spettro della minaccia nucleare. Una posizione, vale la pena ricordare, che non solo coincide con quella di altri noti “filoputiniani”, come Papa Francesco, ma che è anche sostenuta dal 69% degli italiani, stando alle ultime rilevazioni. Tutti putiniani?
L’ultima “aggressione” al presidente dell’Anpi, in ordine di tempo, arriva oggi da Aldo Grasso, che dalle colonne del Corriere della Sera si scaglia furiosamente contro Pagliarulo, definito per l’occasione “Il partigiano senza resistenza”. Nella migliore tradizione (questa sì) stalinista, il critico televisivo, come altri in questi giorni, non si limita a contestare le idee di Pagliarulo (e del 69% degli italiani) ma si cimenta in un feoce attacco personale: “Forse a Gianfranco Pagliarulo (1949), presidente dell’Anpi, l’associazione nazionale partigiani, converrebbe cambiare mestiere”, sentenzia Grasso. “L’ex senatore cossuttiano”, continua, “è contrario a sostenere militarmente l’Ucraina, e come molti ‘putiniani d’Italia’ preferirebbe che la Russia non incontrasse opposizione”.
A sostegno delle sue tesi, anzi dei suoi insulti, Grasso richiama i legittimi punti di vista espressi in questi giorni dal presidente Sergio Mattarella, secondo cui l’attacco russo “interroga i valori della Resistenza”, dalla senatrice Liliana Segre secondo cui “non è concepibile alcuna equidistanza” tra aggressore e aggredito, e dal presidente onorario dell’Anpi, Carlo Smuraglia – “classe 1923”, sottolinea Grasso – che ha equiparato la resistenza italiana a quella ucraina. Posizioni diverse che si confrontano, a dimostrazione che l’Anpi “è una casa, non una caserma”, come ha detto giustamente Pagliarulo. Si chiama democrazia, pluralismo di idee.
“Tre schiaffoni, di quelli che lasciano il segno”, invece, secondo Grasso, di fronte ai quali “Pagliarulo fa orecchie da mercante”. Dimentica, Grasso, di citare le parole di Marisa Rodano, classe 1921, partigiana, fondatrice dell’Udi, che qualche giorno fa, proprio in un’intervista al “Corriere”, ha definito “balordi” i paralleli tra resistenza ucraina e lotta partigiana: “Anche i confronti con le armi giunte da oltre oceano per liberare l’Italia dai nazisti sono sempre balordi”, ha detto Marisa Rodano . “Si tratta di situazioni molto diverse, mi sembra difficile e poco corretto paragonarle – continua – È indubbio che una lotta di liberazione si debba combattere armati. E, se non si è armati, bisogna armarsi. Credo che bisognerebbe tentare di tutto per raggiungere una soluzione diplomatica e politica. Inasprire il clima di guerra non mi sembra una buona idea”.
E dunque, putiniana anche Marisa Rodano. E putiniano pure l’ultimo congresso nazionale dell’Anpi che ha confermato, qualche giorno fa, le posizioni del suo presidente. Coraggio, presidente, resista.