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Covid-19, Coldiretti: per la prima volta l’export di cibo supera l’import

Pubblicato il 1 Aprile 2021

Con le esportazioni agroalimentari italiane, che per la prima volta nella storia recente superano le importazioni, ci sono le condizioni per far crescere il Made in Italy e ridurre la dipendenza dall’estero, da dove arriva ancora un prodotto agroalimentare su quattro consumato sulle tavole degli italiani. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti su dati Istat in occasione del Summit della Coldiretti con il Governo “Recovery ‘Food’, l’Italia riparte dal cibo” organizzato con Filiera Italia a Palazzo Rospigliosi a Roma. Le esportazioni agroalimentari nel 2020 – sottolinea la Coldiretti – hanno raggiunto il valore record di 46,1 miliardi con un aumento dell’1,7% rispetto all’anno precedente, che ha consentito lo storico sorpasso sulle importazioni, che sono invece scese a 43 miliardi. Una svolta che offre grandi opportunità al Made in Italy dopo che a causa di decenni di sottovalutazione – continua la Coldiretti – l’Italia ha accumulato un deficit produttivo di autoapprovvigionamento pari al 25% dei consumi a tavola, dalla carne al latte fino ai cereali e fatta eccezione solo per vino, frutta e carni avicole. Con la pandemia da Covid – precisa la Coldiretti – si è aperto uno scenario di riduzione degli scambi commerciali, accaparramenti, speculazioni e incertezza che spinge la corsa dei singoli Stati ai beni essenziali per garantire l’alimentazione delle popolazione. Una situazione che ha fatto salire i prezzi dei prodotti alimentari a livello mondiale ai massimi da quasi sette anni trainati dalle quotazioni di zucchero, oli vegetali e cereali secondo l’indice Fao. I timori sugli approvvigionamenti di cibo hanno convinto la stessa Unione Europea a lanciare una consultazione pubblica fra operatori, autorità e cittadini per realizzare un piano finalizzato a conquistare l’autosufficienza in diversi settori chiave. A difesa della sovranità alimentare dell’Unione l’Italia – sottolinea la Coldiretti – può schierare una forza composta da quasi 740 mila imprese agricole, che insieme a 70mila industrie alimentari, oltre 330mila realtà della ristorazione e 230mila punti vendita al dettaglio, generano 538 miliardi di valore lungo la filiera e garantiscono 3,6 milioni di posti di lavoro. “L’Italia conta su un tesoro da primato mondiale, ma per difendere la sovranità alimentare e ridurre la dipendenza dall’estero deve considerare il settore agroalimentare come vera e propria risorsa strategica al pari di telecomunicazioni ed energia” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare l’importanza di “tagliare la burocrazia, che frena le imprese, e investire su progetti di ampio respiro, in grado di mettere le ali al Paese fuori dall’emergenza Covid”. La burocrazia – afferma la Coldiretti – ruba fino a 100 giorni all’anno al lavoro in azienda, ma frena anche l’ingresso di giovani nell’attività di impresa, di cui l’Italia ha enorme bisogno per tornare a crescere. Siamo di fronte – sottolinea la Coldiretti – ad un vero spread per la competitività delle imprese, che va recuperato con lo snellimento delle procedure, la semplificazione, il dialogo tra le amministrazioni. Per sostenere la ripartenza dell’Italia dopo l’emergenza Covid con il Recovery plan sono strategici i progetti sull’agroalimentare Made in Italy presentati da Coldiretti in grado di creare un milione di posti di lavoro green entro i prossimi 10 anni.