Covid USA: nuovo record contagi e spunta documento riservato con 18 Red Zone States

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Negli USA si continuano a segnare nuovi record nel numero dei contagi giornalieri. I letti negli ospedali iniziano a scarseggiare e in metà degli statiti il tasso di mortalità si è alzato. Arizona e Texas richiedono celle frigorifere dove tenere i corpi delle vittime.

L’epidemia di Covid-19 sembra inarrestabile sul territorio degli Stati Uniti. Le aree che erano state risparmiate dalla prima grossa ondata epidemica sono ora in prima linea, con numeri importanti e che non accennano a migliorare.
Il nuovo record assoluto dall’inizio della pandemia si è registrato ieri con la ragguardevole cifra di 77 mila nuovi contagi in un solo giorno.


Nel tentativo di contenere la propagazione del virus, scienziati rispettati e seguiti dalla popolazione come Anthony Fauci stanno letteralmente implorando gli amministratori locali affinché facciano pressione sui loro cittadini e li convincano, se non proprio costringano, a indossare la mascherina. Fauci ha anche sottolineato come lo spirito di indipendenza, che pervade il paese e spesso si è dimostrato un suo punto di forza, in questo momento sta rivelando un punto debole perché risulta più difficile portare gli americani ad accettare alcune restrizioni.


Purtroppo però i consigli dei luminari della scienza non sono ben accolti in tutti gli stati che ora stanno affrontando una drammatica crescita dei casi di positività. Mentre alcuni governatori, seppur riluttanti, alla fine si sono decisi a imporre alla popolazione l’obbligo di indossare la mascherina altri non si stanno muovendo in tal senso. Un caso limite si è verificato in Georgia dove la sindaca di Atlanta, Keisha Lance Bottoms (Dem), si è trovata costretta ad agire in modo indipendente rendendo obbligatorie le mascherine e riportando la sua città in modalità “Fase 1”, con tutte le restrizioni previste dal caso, ma questo ha sorprendentemente portato il governatore dello stato Brian Kemp (Rep) a sporgere denuncia nei suoi confronti per essere andata oltre alle raccomandazioni sanitarie già previste da lui. Anche in questo caso sembra che la politica abbia un suo peso e l’amministrazione statale a guida repubblicana tema di farsi superare operativamente da quella locale a guida democratica.
In questo quadro c’è anche da rilevare un ulteriore paradosso. Sebbene tutti nel team di Kemp, compreso lui, dicano che la mascherina va portata l’ordine esecutivo che la rende obbligatoria non viene emanato nonostante i 131,287 casi Covid riportati e i 3,105 decessi registrati nello stato.


Restando sul tema delle mascherine e volendo fare un confronto fra l’approccio che abbiano in Italia, al livello di popolazione, e i dati rilevabili negli Stati Uniti potremo dire che qui da noi circa l’83% della popolazione è propenso all’uso sistematico di questo dispositivo di protezione individuale mentre negli USA la percentuale si abbassa al 59%.
Considerando invece gli indici di contagio riscontrabili ora negli Stati Uniti, l’area che sta contando più contagi in base alla popolazione è la Florida. Questo stato ha registrato il maggior numero di infezioni da Covid pro capite per cinque giorni consecutivi e ieri ha segnato più di 11.000 nuove positività al virus.
Quello che viene anche chiamato con l’appellativo di “Sunshine State” fa parte di una lista di 18 “Red Zone States” contenuta in un’informativa emersa ieri grazie a The Center for Public Integrity e fino a qui tenuta segreta dall’amministrazione americana. Tale documento è stato preparato dagli scienziati che compongono la task force messa assieme dalla Casa Bianca per la risposta al coronavirus. In quelle pagine i dottori affermano con chiarezza che determinate aree del paese dovrebbero tornare in lockdown per riuscire a fermare il contagio.
Gli stati che secondo il comitato scientifico della Casa Bianca dovrebbero tornare a chiudere tutto sarebbero la California, il Nevada, lo Utah, l’Idaho, l’Arizona, il Texas, l’Oklahoma, il Kansas, l’Arkansas, l’Iowa, la Louisiana, il Mississippi, l’Alabama, la Georgia, la Florida, il Tennessee, il North e South Carolina.


La preoccupazione dei dottori è proporzionale anche ai numeri che arrivano dagli ospedali di queste aree in cui si registrano sempre più ricoveri e dove il tasso di mortalità si sta alzando. Lo stato del Texas ad esempio aveva già iniziato, più di una settimana fa, a ricoverare gli adulti nei reparti pediatrici per mancanza di letti e ora si sta andando verso l’esaurimento dei posti disponibili con conseguente predisposizione di strutture di emergenza esterne agli ospedali che possano fare da supporto.


A questo punto della pandemia gli Stati Uniti si ritrovano con 138.000 decessi imputabili al SARS-CoV-2 e gli obitori di stati come il Texas e l’Arizona si stanno riempiendo a tal punto da rendere necessario l’arrivo di refrigeratori e celle frigorifere mobili per tenere i corpi dei deceduti.
Nella contea di Hidalgo, nel sud del Texas, alcuni pazienti si trovano ad attendere 10 ore in barella prima di essere visitati e tutto ciò per la mancanza di risorse. Il dottor Ivan Melendez, l’autorità sanitaria pubblica della zona, ha dichiarato: “Abbiamo un disperato bisogno e siamo esausti. Avevamo quattro pazienti in terapia intensiva. Ora abbiamo 211. Avevamo tre persone con ventilatori. Ora ne abbiamo 135”.

In un contesto già così complicato si sono poi innestati ulteriori elementi di preoccupazione da parte della popolazione. L’amministrazione Trump ha infatti iniziato a fare molte pressioni sui governatori degli stati affinché questi riaprano al più presto le strutture scolastiche agli alunni. In tal senso, Trump ha firmato un ordine esecutivo per spingere al ritorno a scuola in presenza e ha minacciato le amministrazioni locali di tagli ai fondi se questi non lo avessero ascoltato. Ma ormai molti sono gli stati con una situazione epidemiologica grave e la riapertura delle istituzioni scolastiche preoccupa molte famiglie.

Altro fatto che ha lasciato molti interdetti è stata la decisione del dipartimento di salute pubblica di bypassare il Centers for Disease Control and Prevention (CDC) e far arrivare direttamente a Washington i dati relativi all’epidemia di Covid negli Stati Uniti. Dopo questa mossa si è notato che alcune delle informazioni regolarmente inviate dagli ospedali e fino a qui rilasciate dal CDC erano scomparse dal sito di tale agenzia governativa per la protezione della salute. Questo ha ovviamente innescato una ridda di polemiche e accuse che hanno portato il dipartimento di sanità a fare una pronta retromarcia e ridare al CDC di Atlanta il controllo dei dati.


E come se tutto ciò non fosse già abbastanza per generare confusione e incertezza, in questa ultima settimana è partito anche un tentativo di discredito verso il dottor Anthony Fauci, figura prominente nell’ambito dell’immunologia a livello mondiale.
Questo dottore è, in questo momento, un punto di riferimento molto importante per gli americani che ne hanno grande stima e si interessano alle sue valutazioni, ma la sua enorme popolarità e buona reputazione lo hanno fatto diventare più autorevole del presidente Donald Trump, cosa che ha creato un qualche imbarazzo alla Casa Bianca.
Negli ultimi giorni hanno ripreso a circolare le voci di una cacciata di Anthony Fauci, che ricordiamo ha reso servizio sotto cinque presidenti degli Stati Uniti, tanto che ieri è intervenuto alla CNN il suo capo, il dottor Francis Collins, ribadendo la caratura professionale di Fauci, l’assoluta onestà e qualità del suo lavoro e garantendo che nel caso di pressioni per una sua rimozione lui come suo dirigente ne prederebbe le difese e cercherebbe di evitarne l’allontanamento.
Ora come ora, dicono in molti, la situazione americana è talmente delicata da un punto di vista epidemiologico che l’ultima cosa che si vorrebbe accadesse è proprio il rinunciare autorevolezza e alla capacità comunicativa di questo uomo di scienza.


Fonte: CNN 17/07/2020 – 14:25 GMT / 14:30 GMT / 23:23 GMT – 18/07/2020 – 2:04 a.m. ET / publicintegrity.org

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Gigliola Antonazzi

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