Pubblicato il 28 Agosto 2020
Il suo è un teatro internazionale a furor di dati di fatto. E il bello è che nasce e cresce, per dir così, a Pagliara, una cittadina del Messinese né di mare né di montagna, con una bella antica storia alle spalle e un presente indicativo che conta appena 1500 abitanti.
È l’orbita eccentrica di Tino Caspanello, drammaturgo, regista, attore e scenografo, ché questa è stata la sua prima incursione nel campo del teatro (a partire dal diploma in Scenografia all’Accademia di Belle Arti di Perugia, anno 1983). A onor del vero tocca dire che altrettanto eccentrica è l’orbita messa in gioco da Cinzia Muscolino, attrice e artista, moglie di Caspanello e altra grande anima del loro ensemble, il Teatro Pubblico Incanto.
I due restano a Pagliara per “legami, radici, famiglie, passione per la propria terra”. “Certamente – dice Caspanello – avrei potuto, avremmo potuto con mia moglie vivere altrove, ma abbiamo scelto di rimanere qui”.
La scelta di restare interloquendo con “mondi lontanissimi”
Altrove evidentemente non è un posto in cui fare casa. E dunque ecco Pagliara. Ecco la scelta di restare. Anche perché mentre si resta “fa piacere sapere che da qualche parte, vicino o lontano da qui, qualcuno prende in mano un mio testo per rivoltarlo sottosopra e farne oggetto di studio o materia scenica, è un ritorno che dà spessore e riconoscimento al mio lavoro, soprattutto quando questo accade in lingue differenti da quella originale del testo”.
Da Pagliara, paradossalmente – spiega infatti Caspanello – “riusciamo a interloquire con mondi anche parecchio lontani”.
E lontani, a volte lontanissimi, sono i luoghi raggiunti dal suo teatro: il Border Festival di Cieszyn, il Festival d’Avignone, il Blogtext Festival a Graz, la Primavera dei Teatri di Castrovillari, il Festival Regards Croisés, l’Università di Hong Kong, il Focus di Teatro contemporaneo dell’Institut Français d’Athènes, i palcoscenici di Messina, Catania, Napoli, Parigi, Marsiglia, Lione, Tolosa, Strasburgo.
A Pagliara e Mandanici, festival e residenze artistiche internazionali
Restare però non è un verbo passivo. A “casa sua” il drammaturgo ha messo in piedi nel 2011 il Pubblico Incanto Artheatre Festival. Poi nel 2016, 2017 e 2018 ha curato a Mandanici, un minuscolo comune praticamente attaccato a Pagliara, la direzione della residenza di drammaturgia internazionale Write con ospiti provenienti dalla Francia, Olanda, Polonia, Spagna, Grecia, Kosovo, Bulgaria e Italia. E “se tutto va bene, dovremmo realizzare la quarta edizione di Write, residenza di drammaturgia internazionale, ma aspettiamo ancora conferme”.
Un teatro ispirato da “personaggi illustri e illustri sconosciuti”
La Sicilia d’altronde non lascia disavanzi in termini di ispirazione. Per via di Pirandello, Rosso di San Secondo, Joppolo, anzitutto. “Come escluderli dalla nascita di una scrittura?”.
Ma Caspanello confessa influenze alcune delle quali non riguardano soltanto la parola scritta, “ci sono pittori, musicisti, poeti… insomma, la lista è molto lunga, composta di personaggi illustri e di illustri sconosciuti le cui parole o note hanno contribuito a fondare un immaginario … Qualsiasi cosa può fare scaturire quella valanga di sensazioni che poi, per me, si traducono in scrittura”.
Tuttavia, se proprio deve indicare una fonte di ispirazione privilegiata, Tino Caspanello indica “il sottinteso, tutto quello che passa, a volte inosservato, dietro una parola, uno sguardo, un’azione, tutto quello che, apparentemente divergente, trascina in realtà il vero senso delle cose, della comunicazione”.
Pubblicazioni e premi: Italia, Francia, Gran Bretagna …
Da tutto questo viene fuori un teatro – fatto di titoli come Sira, Mari, Malastrada, Quadri di una rivoluzione, Blues, Nta ll’aria – che è anche molto premiato. Caspanello ha vinto il Premio speciale della Giuria – Premio Riccione Teatro (2003), due volte il premio dell’Associazione Nazionale dei Critici di Teatro (2008 e 2018), il premio Legambiente per l’impegno civile (2010), due volte il Palmarès Eurodram, Comitato Italiano della Maison d’Europe et d’Orient di Parigi (2014 e 2019), due volte la menzione “Coup de cœur” dei comitati di lettura del Théâtre du Rond Point – Paris (2003 e 2009), la menzione speciale da “Migration: Harbour Europe”, Londra (2019).
Per non parlare delle pubblicazioni: le opere di Caspanello in Italia si sono guadagnate quattro volumi di Editoria & Spettacolo e all’estero – dove ci sono diversi traduttori che si sono dovuti ingegnare a cogliere le sfumature di una lingua densa di silenzi e di sicilianità – hanno trovato voce in francese (Editions Espaces e Presses Universitaires du Midi), albanese (Qendra Multimedia), turco (Mitos Boyut), greco e polacco e ora stanno per sbarcare negli Stati Uniti (Laertes Editions).
Teatro scritto, teatro rappresentato, teatro insegnato
Fino ad un mese fa, per due anni, Tino Caspanello ha tenuto il corso di Drammaturgia del Teatro dei 3 Mestieri a Messina.
E le sue esperienze d’aula sono numerose: è stato docente di Regia e Scenografia nel Master “Teatro Euromediterraneo” dell’Università di Messina nel 2008, docente di Drammaturgia nella prima e nella seconda edizione del Master “Animas”, Accademia di Belle Arti di Palermo (biennio 2011-12), docente di Scrittura Scenica al DAMS – Università di Messina (anni 2012, 2017, 2018), docente di Teoria e Tecnica della Scenografia al DAMS – Università di Messina (2016). E ancora: nel 2015 ha tenuto il workshop di Drammaturgia nei Viagrande Studios (Catania) ed è stato visiting professor nel settore Performing Art del Progetto “Nel bosco / In the wood” in vari comuni del Parco dei Nebrodi.
“Essere artista in Italia? È molto difficile”
Tino d’altronde ha quello che definisce un “ottimo rapporto” con la scena culturale messinese, “soprattutto con i direttori dei teatri privati, il Teatro dei 3 Mestieri, il Clan Off e i Magazzini del sale” e “con il DAMS dove ho tenuto per tre anni un corso di drammaturgia”.
E poco distante da Messina, a Catania, Caspanello sta realizzando una collaborazione con il Teatro Stabile “con due progetti che vedranno la luce tra poco tempo”.
Tanti percorsi, insomma anche “vicino casa”, nel resto della Sicilia, nel resto dell’Italia. Ma percorsi sempre impervi. Per uno che si realizza, cento che attendono invano risposta. Non è Caspanello che lo dice, sono i fatti. Lui si limita a chiosare: “Essere artista in Italia è molto difficile. Le ragioni sono sotto gli occhi di tutti”.