Dal teatro agli spot Coca Cola ai premi Rai Cinema: i mille volti di Alessandro Lui

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Il prossimo anno compirà 30 anni. Dal 2009 vive a Roma dove è andato appena terminati gli esami di Stato. Ma a Messina, dove è nato, Alessandro Lui torna ogni anno, d’estate o durante le festività natalizie.

Qui vive la sua famiglia, qui vivono i suoi affetti più cari. E qui vive anche quell’atmosfera creativa da cui ha preso le mosse, portandola con sé assieme alla caparbietà e alla resilienza, che – probabilmente – un territorio non accogliente né premiante come quello di Messina fornisce in dotazione “genetica” ai suoi figli più ardimentosi e appassionati.

Il suo rapporto con la scena culturale di Messina è oggi quello di uno spettatore innamorato e partecipe. Se qui come attore ha “pochi sbocchi, pochi contatti”, come messinese d’origine tende a seguire i fermenti della sua città in tutti i modi – e i luoghi – in cui può farlo. Attento alle notizie sui social, Lui cerca di intercettare tutti gli spettacoli “messinesi” che vanno in tournée ma anche di andare ad applaudirli nei teatri di Messina quando è qui. Questa estate, per esempio, è stato a tutti gli appuntamenti al MuMe (Museo di Messina), di cinema e di teatro.

“Vorrei che ci fossero a Messina più possibilità per il teatro indipendente”

“Vorrei – dice – che ci fossero più possibilità per il teatro indipendente a Messina. Qui non mancano gli artisti. Anzi. Ci sono moltissime personalità interessanti, drammaturghi, attori, registi. Ma anche fotografi, pittori, videomaker. Eccetera eccetera. Fanno prodotti di grande sensibilità e originalità. Ne riconosci la ‘firma’ in poche battute o in poche immagini”.

Ma se non mancano gli artisti e non manca l’arte, manca però il ‘luogo’, non solo inteso come luogo fisico, ma proprio come ‘luogo’ del cuore. “L’arte, la cultura, lo spettacolo non sembrano essere nel cuore delle istituzioni messinesi, né sembrano stare sufficientemente a cuore dei messinesi. Vorrei vedere più artisti in più luoghi con più offerte per tutti, a Messina. So che ci sono queste potenziali offerte. E capisco che fanno fatica a trovare un proprio spazio. Eppure, a confronto con Catania – per non andare lontano – trovo spesso più spiccate le individualità artistiche di Messina. Solo che a Catania l’intera città e l’intera cittadinanza appaiono orgogliosissime del ‘loro’ teatro e dei ‘loro’ teatranti. E questo è qualcosa che poi si traduce in fatto concreto, in opportunità concrete. A Messina non solo ci sono personalità artistiche che val la pena di seguire, ma ogni anno ne vengono fuori di nuove. È forse l’effetto che fa il fatto di operare in un contesto non valorizzante: si diventa più intraprendenti, più forti, più resistenti. Si combatte di più per far sentire la propria voce”.

E in effetti nella vita professionale di Alessandro Lui c’è un solo momento legato alla sua città d’origine: “Amleto di William Shakespeare” diretto da Ninni Bruschetta. Per il resto non ha mai lavorato per un’opera prodotta e andata a debutto a Messina. 

La laurea, le specializzazioni e i premi: il teatro la sua prima passione

Eppure altrove il teatro lo premia. Laureato (con il massimo dei voti) alla Link Academy di Roma (un percorso condotto per metà in italiano e per metà in inglese, con stage e corsi curati dai protagonisti della Royal Shakespeare Company), Lui ha debuttato nel 2012 sul palco del Teatro Belli di Roma (“Un Deux Tres Pam Ham”), è stato selezionato, tra centinaia di candidati e per due anni consecutivi, per il laboratorio teatrale della Biennale di Venezia (condotto da Tolcachir), è stato selezionato anche per il workshop “Gli attori musicali” condotto da Emma Dante alla Vicaria di Palermo.

Non bastasse, ha ottenuto nel 2015 la menzione Miglior Performer e il Premio stampa per l’interpretazione al Teatri Riflessi VI di Catania per il suo ruolo ne “La 7ma verità”; è stato in tournée sui palchi di tutta Italia con “Dignità autonome di prostituzione” di Luciano Melchionna; nel 2016 ha sviluppato, insieme a Federica Carruba Toscano, il soggetto di “Immacolata Concezione” e lo spettacolo teatrale che ne è derivato, curato dal drammaturgo e regista Joele Anastasi, lo ha visto impegnato come attore, è andato in tournée in tutta Italia e ha vinto nel 2017 “I Teatri del Sacro” con la compagnia Vucciria Teatro.

Non solo. In questi mesi Alessandro è al lavoro per lo spettacolo in allestimento “La Pacchiona” di Neil LaBute, prodotto dal Teatro Stabile di Catania per la regia di Marcello Cotugno. Che è una delle sue principali figure di riferimento. Cotugno è stato uno dei suoi docenti in Accademia e lo ha poi diretto in numerose pièce; soprattutto, è stato il regista di cui per un paio di anni Alessandro Lui è stato assistente, imparando a conoscere e governare “la macchina teatro”, le luci, i sipari, i tempi, la meccanica, le dinamiche.

Un volto conosciuto e un’esperienza importante anche in tv e al cinema

Quello di Alessandro è un volto che conoscono tutti, anche quelli che non ne conoscono il nome. Dal 2013 al 2015 è stato infatti il protagonista dello spot Coca-Cola Zero a distribuzione europea. Un’esperienza che gli ha dato massima visibilità, anche se si è trattato di “una visibilità fine a se stessa”. “Alcuni spot – dice Lui – sono costruiti per gli attori. In altri, la maggior parte, potresti non essere un attore. Quindi se sei giovane e alle prime esperienze è qualcosa che ti aiuta, ma non ha alcun effetto sulla tua carriera in quanto attore”.

Alla pubblicità Alessandro Lui d’altronde è arrivato tra un titolo di studio e un allestimento teatrale, tra un laboratorio e un premio. È stata – di fatto – una parentesi.

Non sono parentesi ma “programmi di lavoro”, per dir così, le altre sue specializzazioni. Lui è stato vincitore del concorso “We like talents” (e di borsa di studio) per il Master in Marketing e Management della Cultura dell’Istituto Europeo di Design (IED) di Roma, e oggi si occupa anche di produzione e organizzazione nel settore cultura, anzitutto dell’audiovisivo.

Il video è peraltro una delle sue vocazioni più battute. Sul piccolo schermo Lui è in “Leonardo – La serie” (2020, regia di Daniel Percival) e in “Squadra Antimafia 8” (2016, regia di Renato De Maria e Samad Zarmandili, produzione Taodue). Al cinema lo vedremo ne “Il Caso Pantani” (regia di Domenico Ciolfi, in uscita) e in “My body will bury you” (regia di Giovanni La Parola, in postproduzione).

Due cortometraggi, due premi: lo ‘sbarco’ nel mondo degli audiovisivi indipendenti

Soprattutto, Lui è una metà del duo artistico Alea, nato nel 2017 insieme con Elia Bei e dedicato all’ideazione e allo sviluppo di progetti audiovisivi indipendenti. Alea non ha neanche fatto in tempo a produrre i suoi primi film che è stato premiatissimo. Il debutto con “Il Ladro di Spezie” sul tema del razzismo e dell’integrazione si è aggiudicato il bando SIAE S’illumina per la distribuzione internazionale. Il secondo cortometraggio, “Vittoria per tutti”, scritto e interpretato dallo stesso Alessandro, prodotto da 8Production di Laura Catalano e in distribuzione festivaliera internazionale, ha vinto il premio Rai Cinema come miglior corto italiano al Roma Independent Film Festival.

“Vivere di cultura? Quando hai passione, semplicemente non demordi”

Tv, cinema, teatro. Produzione, scrittura, interpretazione. Un mondo a tante dimensioni, quello di Alessandro Lui, che può raccontare – nei fatti prima che con le parole – quanto sia difficile vivere di cultura in Italia ma anche quanto sia entusiasmante.

“È difficilissimo, certo, bisogna sempre reinventarsi, capire come poter direzionare la propria passione”, dice. “Ogni tanto mi ritrovo a desiderare di essere capace di estraniarmi e decidermi a fare altro, ma dopo tanto tempo mi rimane dentro una passione di cui non posso fare a meno. Non credo di non essere in grado di svolgere altre attività. Anzi, sono convinto che potrei. Ma la passione è incontenibile. Prima o poi torna a galla, allora tanto vale fare ciò che ti appassiona. E nonostante le difficoltà, ne vale la pena.  Quando sono su un palcoscenico o su un set mi sembra un sogno essere pagato per fare qualcosa che amo così tanto fare”.

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Iria Cogliani

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