Dani Alves in carcere gioca a pallone e firma autografi: la trappola usata dagli agenti per arrestarlo

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Ormai è di dominio pubblico l’arresto di Dani Alves per violenza sessuale, che ora si trova nel carcere di Brians a 40 km da Barcellona.

Come spiega il quotidiano catalano El Periodico il calciatore divide la coppia con altro brasiliano, accusato dello stesso reato che, ironia della sorte, si chiama Coutinho, come l’ex calciatore che fu suo compagno nella Nazionale carioca.

La vita di Dani Alves in carcere

Proprio Coutinho, secondo le notizie che trapelano, sta facendo da “Cicerone” a Dani Alves che fa fatica ad abituarsi alla dura vita carceraria, che impone di svegliarsi alle 8:00 e di spegnere le luci alle 23:00.

Nella cella condivisa c’è un bagno con lavabo, una doccia e due letti, una scelta dettata dall’esigenza di evitare eccessivi contatti del calciatore con gli altri detenuti.

Nell’ora d’aria il calciatore esce in cortile, dove gioca a pallone con gli altri detenuti e firma autografi. C’è la massima attenzione a non far uscire nessuna foto di Dani Alves dal carcere, poiché sarebbe considerata comunque una violazione della privacy dell’ex Juventus e Barcellona.

Non sarebbe la prima volta che qualcuno provi a scattare foto scabrose a sportivi o ex sportivi, come successo anche per Michael Schumacher.

La trappola tesa dalla polizia per arrestare il brasiliano

Intanto emergono nuove indiscrezioni sulle dinamiche che hanno portato all’arresto del calciatore.

A inizio gennaio, poco dopo la presunta violenza, Dani Alves è volato in Messico per giocare con i Pumas, il club per il quale gioca che lo ha licenziato subito dopo la notizia.

Ebbene la polizia catalana aveva già diverse prove contro di lui, rafforzate dalle testimonianze di diverse persone che hanno confermato la versione della ragazza vittima della presunta violenza, dalle sue amiche ai medici fino agli agenti che l’hanno soccorsa.

A quel punto c’era il problema di far rientrare il calciatore in Spagna, quindi la polizia ha deciso di mantenere il massimo riserbo sulla questione in attesa che tornasse a Barcellona.

Cosa che è successa pochi giorni dopo a causa delle precarie condizioni di salute della suocera di Dani Alves, che è morta il 20 gennaio. Il giocatore è quindi tornato in Spagna molto prima del previsto e la polizia, che monitorava da tempo i suoi spostamenti, lo ha convocato per rilasciare una dichiarazione.

Una vola arrivato in questura però il brasiliano è stato condotto direttamente dinanzi al giudice incaricato dell’inchiesta che, dopo averlo ascoltato, ha deciso per il suo arresto.

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Redazione Nazionale

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