Pubblicato il 12 Maggio 2023
Il quadro delle accuse a carico di Daniela Lo Verde, la preside palermitana dello Zen nota per le sue battaglie antimafia, ripresa dalle microspie dei carabinieri mentre razziava la mensa scolastica e si portava a casa tablet e computer destinati agli studenti, si va aggravando.
Perché chi per anni ha taciuto, per convenienza o per timore di ritorsioni, ora comincia a parlare, riferisce il Corriere.
L’inchiesta, coordinata dai pm della Procura Europea Gery Ferrara e Amelia Luise, e che ora può contare sulle testimonianze di tanti, svela che la dirigente, indagata insieme al suo vice, Daniele Agosta, faceva iscrivere a scuola alunni che in realtà non frequentavano l’istituto.
Una truffa che, sospettano gli inquirenti, avrebbe consentito di aumentare sulla carta il numero dei ragazzi e quindi anche dei finanziamenti ricevuti.
Irregolarità su irregolarità, così come quella di nominare la figlia responsabile del trattamento dei dati personali della scuola, che confermano il quadro consegnato dalle rivelazioni dell’insegnante che, con le sue denunce, ha dato il via all’indagine.
“Esiste una sorta di circuito consolidato – aveva riferito ai carabinieri la docente – secondo il quale se si rientra nelle grazie della preside si ha vita facile all’interno della scuola, altrimenti si vivono ritorsioni che rendono all’interno del plesso la vita molto difficile, come ad esempio quando ho denunciato unitamente a una collega il non rispetto delle normative Covid a due quotidiani online e subito dopo è stato indetto un collegio docenti in urgenza in cui la preside stessa chiedeva a tutti i docenti di smentire le nostre dichiarazioni sebbene io avessi delle prove fatte di video e fotografie”.
Parole gravi, come quelle sulle firme false dei ragazzi che di fatto disertavano le attività finanziate dall’Europa, che nei giorni scorsi sono costate alla donna pesanti intimidazioni. L’insegnante, poi trasferita, è stata affiancata da uomo in monopattino, col volto coperto, che l’ha minacciata. Fatti che certo non semplificano la posizione della Lo Verde.
Intanto oggi, in tempi record, a poche ore dalla discussione dei pm, il tribunale del Riesame ha respinto la richiesta di revoca dei domiciliari presentata dai legali della dirigente e del suo vice. I giudici hanno esaminato l’imponente mole di documenti e di intercettazioni audio e video raccolte dai pm: come i filmati che immortalano la Lo Verde mentre riempie l’auto del cibo della mensa o riceve da una d ipendente di un negozio di informatica due cellulari in cambio dell’assegnazione diretta delle forniture di tablet e pc alla scuola.