Pubblicato il 31 Ottobre 2024
“Ricordo due streghe in Grecia, anziane, le voci stridule, le facce maligne. E tante altre, le loro case sepolte di libri sull’occultismo. Mi incuriosivano alcune di loro, orgogliose di essere streghe, a volte mi inquietavano. Ma ho sempre percepito qualcosa di falso, anche se molte erano convinte sinceramente di esserlo”, così Dario Argento.
Il maestro dell’horror italiano ha raccontato le sue personalissime esperienze con l’occulto in una intervista rilasciata a Repubblica.
E rivendica la paternità della festa di Halloween nel Bel Paese.
“Vivevo a Los Angeles, lavoravo alla postproduzione di un film, forse Trauma. Ero in un bell’albergo a Santa Monica. Erano i giorni di Halloween ma non sapevo cosa fosse. Vedo in strada ragazzi mascherati, gruppi che vanno nelle case a rompere Ie scatole, mi incuriosisco, chiedo al montatore, mi spiega della festa, le zucche, dolcetto o scherzetto, i demoni, i mostri, le streghe”, ricorda.
“Ho scritto un paio di articoli su qualche giornale spiegando di Halloween, ho riempito il negozio di zucche e tutto l’armamentario. Nessuno lo faceva, prima, in Italia”, racconta il regista che possedeva un negozio dal nome Profondo Rosso, così come il titolo di uno dei suoi film iconici, di maggior successo.
“Io purtroppo dallo scorso anno non partecipo, perché mi sono preso la polmonite. Sono guarito, ma non posso rischiare quella montagna contagiosa di baci, abbracci, mani strette. Anche se mi mancano”, rivela il regista.
Ma il vero incubo, per lui che se ne intende, è la burocrazia…
“Non riesco a fare lo spid, il mio passaporto non ha chip, per fare la carta d’identità elettronica ci vogliono mesi. Stiamo cercando di venirne a capo con la mia segretaria”, spiega.
E tornando alle sue esperienze con le streghe.
“Ne ho conosciute tante, che si dicevano streghe. A Monaco una sera andammo a casa di una di loro, una bellissima donna, e del marito. Bicchiere dopo bicchiere iniziò a raccontare storie, incontri, esperienze sovrannaturali. Il marito s’era addormentato di sasso. Le chiesi ‘Ma lui cosa dice nel sentirle fare questi racconti?’, lei sogghignò facendomi capire che era opera sua”, conclude.