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Ruggero razza

Dati Covid falsificati: l’assessore Razza e i dirigenti regionali siciliani a processo

Andranno a processo il prossimo 10 novembre l’assessore alla Salute della Regione Sicilia Ruggero Razza, l’ex dirigente del Dasoe (Dipartimento per le attività sanitarie e osservatorio epidemiologico) Maria Letizia Di Liberti e l’ex direttore del Servizio 4 dello stesso dipartimento Mario Palermo con l’accusa di aver falsificato i dati relativi al Covid per evitare chiusure e restrizioni.

Pubblicato il 12 Luglio 2022

Andranno a processo il prossimo 10 novembre l’assessore alla Salute della Regione Sicilia Ruggero Razza, l’ex dirigente del Dasoe (Dipartimento per le attività sanitarie e osservatorio epidemiologico) Maria Letizia Di Liberti e l’ex direttore del Servizio 4 dello stesso dipartimento Mario Palermo con l’accusa di aver falsificato i dati relativi al Covid per evitare chiusure e restrizioni.

Per gli altri 3 imputati, l’impiegato all’assessorato regionale all’Industria Salvatore Cusimano, il dipendente della società privata che gestiva l’elaborazione dei dati sul Covid Emilio Madonia e l’impiegato Asp di Palermo in servizio al Dasoe Roberto Gambino, prosegue invece l’udienza preliminare.

In entrambi i processi, che con ogni probabilità saranno riuniti in un unico troncone, la presidenza della Regione si è costituita parte civile.

Dati Covid falsificati: la ricostruzione dei fatti

I fatti risalgono al 2020, nel pieno della pandemia, quando i carabinieri del Nas avviarono l’operazione “Contenimento matematico dell’epidemia sull’isola”, secondo la quale gli imputati scientificamente avrebbero “arrotondato” i dati Covid al ribasso per conseguire i numeri “desiderati” dal Dasoe, falsificando tamponi e ricoveri a proprio piacimento.

Secondo l’indagine i dati per stilare i bollettini sarebbero stati raccolti tramite telefonate frenetiche dell’ex dirigente del Dasoe, che sollecitava le strutture a comunicare rapidamente i numeri.

Il caso “morti spalmati” e il coinvolgimento di Razza

Nell’indagine è stato coinvolto anche l’assessore alla Salute Ruggero Razza, in particolare per quanto riguarda la vicenda ribattezzata “morti spalmati”.

Secondo l’accusa la Di Liberti, soprattutto quando la Sicilia si avvicinava alla zona rossa che avrebbe significato chiusure e restrizioni, provava a “far quadrare i conti” riducendo in modo significativo i numeri relativi alla diffusione del virus.

Quando nel novembre del 2020 l’isola passò in zona arancione, Razza avrebbe detto alla Di Liberti: “Inutile Letizia che facciamo stare in piedi sacchi vuoti, c’è stata una gravissima sottovalutazione e il dato finale di questa gravissima sottovalutazione è scritto negli indicatori. Poi secondo me sono sbagliati perché mettono sullo stesso piano indicazioni diverse, però come avrai visto ci sono dei dati dove noi comunichiamo zero! E chissà da quanto”.

La stessa Di Liberti in un’altra intercettazione avrebbe detto: “I morti ce li teniamo sulla pancia”, dal momento che faceva fatica a reperire informazioni dalle strutture sanitarie dell’isola.

L’accusa della Procura: “Un disegno criminoso”

Secondo la Procura si è trattato di “un disegno criminoso” da parte degli imputati e, il 30 marzo dell’anno scorso, scattarono gli arresti per la Di Liberti, Cusimano e Madonia.

Inizialmente i capi d’imputazione erano 36 ma, dopo il passaggio del fascicolo da Trapani a Palermo, passarono a 7 per gli arrestati. I tre imputati si sono difesi sostenendo che si sono trovati a dover far fronte ad un enorme caos organizzativo, dove le strutture sanitarie non avrebbero comunicato tempestivamente i dati da caricare sulla piattaforma nazionale.

Per l’esigenza di stilare un bollettino quotidiano, gli imputati pensarono quindi di “correggere” i dati, termine usato dall’avvocato della Di Liberti, mantenendoli però in linea con quelli dell’Istituto Superiore della Sanità.