La veronese Elisa De Berti è al secondo mandato come Assessore alle Infrastrutture e Trasporti del Veneto. Oltre ad essere la prima donna ad essere stata eletta Vicepresidente del Veneto. Una partita complessa quella delle infrastrutture, soprattutto in un momento difficile come quello legato all’emergenza Covid. Con la didattica a distanza per la scuola che impatterà sui ricavi delle aziende di trasporto, da una parte, e il progetto di una gestione pubblica delle Autostrade del Veneto, che permetterebbe di risolvere il nodo infrastrutturale del Veneto in pochi anni, dall’altra.
Assessore, lei è al suo secondo mandato. Quali sono i progetti in agenda per il prossimo quinquennio?
La base per definire quelli che saranno i programmi dei miei prossimi 5 anni è il i piano regionale dei trasporti approvato alla fine del mandato scorso e che indicherà le linee guida per decidere le future iniziative. Tenendo però presente che il piano regionale dei trasporti è un piano di processo che fotografa la situazione della mobilità che merci e persone hanno oggi, individuando le le strategia da avviare nel futuro, partendo dal presupposto che questo 2020 pesa sulle strategie perché il Covid e il lockdown andranno ad interferire sulle abitudini delle persone, sull’organizzazione delle aziende e sui rapporti tra le aziende. A livello legislativo il piano regionale dei trasporti fa scaturire ben 5 piani che dovranno essere redatti, tra cui il piano della viabilità (che deve essere aggiornato), il piano del trasporto pubblico regionale, che va fatto ex novo, così come il piano delle ciclabili e il piano logistica. A latere di queste progettualità abbiamo il progetto principe che che è quello della gestione pubblica delle Autostrade del Veneto. Abbiamo chiesto al Governo l’assegnazione in house alla società pubblica Concessioni autostradali venete (la Cav, che gestisce il Passante di Mestre per conto del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti) della concessione autostradale del Veneto, in scadenza nel 2032. La soluzione permetterebbe di utilizzare tutti gli utili che escono dalla gestione di infrastrutture come la A4 per reinvestirli sul territorio. Questo vorrebbe dire risolvere il nodo infrastrutturale del Veneto in pochi anni. Oggi è partita una lettera con richiesta di incontro al Ministro di competenza per affrontare determinate problematiche.
Altri progetti?
Altre partite avviate sono l’elettrificazione dell’anello basso del Bellunese, il completamento dell’elettrificazione della Valsugana e l’eliminazione dei passaggi a livello del Veneto. E ancora il Serraglio est, la variante della Strada regionale 10, la Statale 12 a Verona, la Grezzanella che da Villafranca va a Mantova. Abbiamo poi il problema da risolvere dell’accessibilità della zona del litorale veneziano con il progetto della Via del mare: siamo in attesa che la Corte dei Conti approvi la delibera CIPE che ci permetterà di sbloccare la partita. Vogliamo poi portare a casa il “biglietto unico”, una tariffa unica a livello regionale che permetta ai cittadini di muoversi su gomma, ferrovia e acqua. Abbiamo già avviato la sperimentazione in due Province, da estendere a tutto il Veneto. Io mi auguro di riuscire a renderlo operativo entro il terzo anno di mandato.
Quali investimenti sul fronte trasporto ferroviario?
Con la Rete Ferroviaria Italiana abbiamo firmato nel luglio 20017 un contratto da 117 milioni di euro, di cui 45 cofinanziati dalla Regione, per la soppressione di vari passaggi a livello. L’11 gennaio 2018 è stato firmato un contratto per la consegna di 78 treni entro il 31 dicembre 2023. Abbiamo in programma di rinnovare tutto il parco rotabile della regione Veneto. Abbiamo chiesto di intensificare il trasporto su rotaia tra Legnago e Verona, abbiamo stanziato 22 milioni di euro per l’elettrificazione della Adria-Mestre, altri 40 milioni per l’acquisto di nuovi treni. Il problema è che quando prendi in mano una criticità su una linea ferroviaria e stanzi le risorse, di anni ne passano tanti. Sono infrastrutture che devono essere monitorate continuamente e non ci si può distrarre mai. Se non mantieni gli investimenti rischi di andare fuori tempo e poi per recuperare ci vuole il doppio del tempo.
E per quanto riguarda le ciclabili?
Sulla ciclabili in questi 5 anni abbiamo investito 40 milioni di euro tra risorse regionali e statali e per il futuro ci sono le sfide delle 10 ciclovie di interesse nazionale, di cui ben 5 interessano il Veneto: Ciclovia del Sole (Verona-Firenze); Garda; Venezia-Torino; Adriatica, Venezia-Trieste. Finiremo la Treviso-Ostiglia (MN), una ciclabile di interesse strategico regionale lungo la ex linea ferroviaria che attraversa cinque province (Treviso, Padova, Vicenza, Verona e Mantova) e trenta comuni tra Veneto e Lombardia per un totale di 118 km. Manca l’ultimo pezzo. Dal canto suo la Lombardia si è già attivata per arrivare ad Ostiglia. Le ciclabili sono un tema che piace ai cittadini ma vorrei ricordare che sono infrastrutture che necessitano di molta manutenzione. Per cui i Comuni che le vogliono devono però assumersi la responsabilità di fare le manutenzioni in maniera omogenea. Noi siamo disposti a creare un piano di mobilità sul fronte delle ciclabili però i sindaci devono avere la capacitò di tenerle bene (sfalcio erba, cartellonista etc…) perché costituiscono un biglietto da visita per il territorio. Vorrei sottolineare che la ciclabilità è uno degli interventi finanziati dal Recovery fund, quindi a livello nazionale potrebbero arrivare risorse importanti.
Prima donna in Veneto ad essere nominata Vice-Presidente. Cosa significa per lei questo incarico?
Essere vice presidente è una bella responsabilità, essere poi la vicepresidente di Zaia è un carico da 90. Però è una motivazione in più per fare bene e meglio. Le mie deleghe non sono cambiate e questo è fondamentale perchè mi permette di muovermi in un ambiente in cui ho lavorato per un intero mandato. E questo mi aiuterà a mettere a frutto quanto fatto negli ultimi 5 anni. Soprattutto in un settore come quello delle infrastrutture e trasporti, che ha tempi di realizzazione molto lunghi. Un settore in cui non è concesso arrivare in ritardo. Dobbiamo fare il possibile per realizzare quella rete infrastrutturale necessaria per la ripartenza del Veneto. I veneti non hanno ha bisogno di soldi, hanno bisogno di avere una Regione con cui confrontarsi, una Regione che si riappropri del ruolo di coordinamento e di regia che forse negli anni le è stato sottratto. Il rinnovo della concessione CAV per altri 30 anni va in questa direzione perché gli utili non andranno ai privati ma verranno reinvestiti sul territorio. Questo significa che non si andrà a toccare le tasse, non si andranno a togliere soldi alle altre Regioni.
Lei è stata soprannominata “Il mastino”. Come mai?
E’ un nomignolo che mi ha dato il Presidente Zaia e rispecchia perfettamente il mio carattere. In Regione mi chiamano infatti “sblocca-dossier” perchè quando mi impunto su un progetto non lo mollo.
Come sarà il suo secondo mandato?
Dovrà essere efficace, produttivo e migliorare la qualità dei cittadini, che per me deve essere l’obiettivo principale di ogni amministrazione.
Come stanno pesando le limitazioni legate al Covid sul suo mandato?
Io sono una persona molto operativa, questa situazione del Covid mi crea una sensazione strana. Mi sembra di perdere di efficacia. Ci sono però pro e contro. La possibilità di poter fare le video-conferenze ha alleggerito e agevolato alcune situazioni . Molte riunioni che hanno bisogno di tempi molto lunghi in presenza, sono state velocizzate dai meeting online. La voglia di essere incisivi in questo mandato è comunque molta.
Trasporto pubblico, un tema caldo. Si punta il dito contro autobus e treni affollati, rei di aver favorito i contagi.
Io raccolgo tutte le segnalazioni e le verifico una a una, anche personalmente. Inizialmente è partita l’informazione errata che la capienza all’80% dell’autobus equivalesse all’80% dei posti seduti. Anche io ho figli che vanno alle scuole superiori e più volte sono rimasti a piedi perché il loro autobus aveva raggiunto la capienza dell’80%. Io non vivo una situazione diversa dagli altri genitori, per cui capisco. Giù un mese fa abbiamo stanziato 8 milioni di euro per dare ossigeno alle aziende di trasporto pubblico. Il problema è che le aziende stesse quando sono partite con il servizio si sono basate, per l’organizzazione delle corse, sull’orario temporaneo delle scuole fornito dal Miur e non su quello definitivo. Un orario che generalmente viene consegnato a giugno ma che le società di trasporti hanno ricevuto a inizio settembre. Quindi cosa è accaduto? Nel primo mese è successo che se mancavano i professori a scuola, invece di tenere gli studenti in classe, i ragazzi sono stati fatti uscire prima. Per cui gli studenti che dovevano prendere il bus alle 13 si sono trovati accalcati sulle corse delle 11 con un servizio di trasporto non adeguato alla domanda. Le aziende di trasporto non hanno potuto far fronte all’eccezionalità del momento perchè avevano costruito il servizio in base all’orario provvisorio. Autobus che erano stati calibrati per le 13 e non prima. Noi in Veneto, come dicevo prima, siamo intervenuti con 8 milioni di euro per offrire dei servizi aggiuntivi sulle corse più sofferenti. La scorsa settimana in Veneto sono stati inseriti 185 autobus aggiuntivi in tutta la Regione. Ora andiamo ad attivare la Didattica a distanza alle superiori e non ci sarà più la condizione di avere gli autobus pieni, al contrario. Questo vorrà dire un calo dei ricavi per le aziende, che dovranno probabilmente rimborsare gli abbonamenti annuali. Da qualsiasi parte si guardi, il problema dei trasporti in questo periodo di Covid risulta di difficile gestione.
Chi prima faceva il mensile ora farà il biglietto giornaliero. ATV Verona, che generalmente viaggia sugli 80mila abbonamenti annuali, quest’anno ne ha staccati 30mila: molti genitori hanno scelto l’abbonamento settimanale al mensile. Ricordo che le aziende di trasporto hanno spese fisse, per gasolio, personale e manutenzione dei mezzi. Qualcuno dovrà ripianare le loro entrate. Le Regioni non hanno la forza di far fronte a necessità così cospicue. Dovrà pensarci il Governo, Nel decreto rilancio erano stati stanziato 500 milioni a livello nazionale per compensare i mancati ricavi da lockdown delle aziende di trasporto, che per il Veneto si sono tradotti in 50 milioni, ovvero il 10% del totale. Poi a settembre sono stati previsti 300 milioni di euro di investimento in servizi aggiuntivi. Ora con la DAD i servizi aggiuntivi non serviranno più ma serviranno stanziamenti ulteriori per i mancati ricavi. Quando si trova un equilibrio vene scombinato e poi ne bisogna trovare un altro. Le Regioni sono sulla stessa barca. La situazione attuale non permette di programmare il trasporto.
Altro tema spinoso: la Transpolesana che collega Rovigo a Verona, che necessita di manutenzione continua.
La Transpolesana è sempre stata considerata un’ infrastruttura non strategica, nessuno ha mai fatto grandi battaglie. Finalmente da qualche anno l’Anas ha ricominciato ad investire. Lo sviluppo industriale della Transpolesana ha fatto sì che il passaggio di camion diventi sempre più imponente, con conseguenze sul manto stradale, dato che sappiamo che il sottosuolo è il problema principale di questa infrastruttura. E’ necessario un risanamento continuo. E’ ovvio che i cantieri creano grossi disagi. Io dico “stringiamo i denti”, l’importante è che vengano fatti. E’ l’unica infrastruttura gratuita nella zona, almeno deve essere dignitosa. Credo che Anas stia dimostrando di voler recuperare il ritardo avuto sulla Transpolesana. Hanno avuto uno stanziamento di 15 milioni di euro 20 giorni fa che si aggiunge ad altre risorse ricevute negli anni, per un totale di circa 30-40 milioni spesi finora. E’ fondamentale metterla in sicurezza e risolvere il problema del sottopasso di San Giovanni Lupatoto.
E il cavalcavia di Cerea in cui sono state trovate delle crepe?
Anas sta monitorando la situazione, li ho sentiti stamattina . Ho chiesto una relazione scritta che sto aspettando.
Per quanto riguarda le attività economiche, come potranno le infrastrutture aiutare gli imprenditori?
Dobbiamo chiarire dove possiamo realizzare nuove infrastrutture, per far sì che la mobilità delle merci avvenga su mobilità sostenibili, come l’alta velocità, o i collegamenti sulla Gardesana, che necessita di interventi per cercare di far defluire i carichi di traffico che d‘estate sono immensi. E dove non è possibile realizzare un trasporto su rotaia, creare una infrastruttura viaria. Una strategia che deve però partire da un’analisi dal piano regionale perchè non possiamo fare strade ovunque. Dobbiamo decidere dove investire su rotaia e dove invece intervenire con mobilità viaria nel rispetto della sostenibilità sociale e ambientale di ciascun progetto infrastrutturale .
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