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Decreto migranti, Giorgia Meloni litiga con le toghe. Scoppia il caso dell’email che fa infuriare la Schlein

Pubblicato il 21 Ottobre 2024

Il governo ritiene che una parte della magistratura, considerata “politicizzata”, stia cercando di ostacolare l’azione dell’esecutivo. A consolidare questa tesi ci sarebbe una mail del sostituto procuratore della Cassazione, Marco Patarnello, inviata ai colleghi e pubblicata da Il Tempo. La premier Meloni ha rilanciato un passaggio chiave della mail che la riguarda direttamente: “Meloni non ha inchieste giudiziarie a suo carico e quindi non si muove per interessi personali, ma per visioni politiche, il che la rende molto più forte e anche molto più pericolosa”, ha scritto Patarnello. Il commento della premier è stato laconico: “Così parla un esponente di Magistratura democratica”. Sulla querelle pesa molto la decisione del tribunale di Roma di far tornare in Italia i migranti appena spediti in Albania.

Tuttavia, Santalucia ha risposto a queste accuse, affermando che si tratta solo di “maliziose interpretazioni” e che nessun magistrato ha mai dichiarato di voler ostacolare l’azione del presidente del Consiglio.

L’attacco di Elly Schlein a Giorgia Meloni

Sul fronte opposto, la leader del PD Elly Schlein non ha perso l’occasione per attaccare Meloni, affermando: “Anche oggi ci regala la sua dose di vittimismo quotidiano”. In questo clima di alta tensione, il governo sta preparando un decreto legge, previsto per il Consiglio dei Ministri alle 18, con l’obiettivo di risolvere il problema nato dalla decisione del Tribunale di Roma, che non ha convalidato il trattenimento dei migranti in Albania. Sul piede di guerra anche Italia Viva, pronta a denunciare alla Corte dei Conti la Meloni per il caso migranti.

Cosa prevede il decreto legge

Il decreto punta a rendere norma primaria l’indicazione dei paesi sicuri, facilitando i rimpatri, e introduce possibili modifiche per i ricorsi contro le decisioni sul trattenimento nei centri di permanenza per i rimpatri (CPR). Tra le soluzioni discusse, si valuta la possibilità di affidare le decisioni sui ricorsi alle Corti d’Appello, un meccanismo già introdotto per le richieste d’asilo. Tuttavia, questa proposta ha suscitato l’allarme dei 26 presidenti delle Corti d’Appello, già alle prese con carenze di organico e un eccessivo carico di lavoro.

Il dibattito si concentra anche sulla sentenza del Tribunale di Roma, giudicata “abnorme” dal ministro della Giustizia Carlo Nordio e “ineccepibile” dall’Unione delle Camere Penali. Secondo quest’ultima, i giudici si sarebbero limitati ad applicare la normativa europea, in linea con le indicazioni della Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Il presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, Giuseppe Santalucia, ha difeso l’operato della magistratura, sottolineando che non ha compiti politici ma solo quello di garantire i diritti delle persone. Santalucia ha anche denunciato i “toni di aggressione” verso la magistratura, definendoli senza precedenti.

Infuria lo scontro tra magistratura e politica

Nel frattempo, si continuano a limare i dettagli del decreto, anche se non è certo che sarà sufficiente a prevenire nuove pronunce simili a quella del Tribunale di Roma. L’intenzione del governo, però, è chiara: andare avanti per tutelare le procedure di rimpatrio accelerate e non vanificare gli accordi internazionali già siglati. Anche il Quirinale segue con attenzione l’evoluzione della situazione, con il presidente Mattarella che ha invitato alla prudenza, evidenziando come la questione non sia solo un confronto interno tra governo e magistratura, ma abbia anche risvolti europei, in particolare sul tema delle migrazioni, centrale nell’agenda della nuova Commissione UE.

Il caso ha acceso ulteriormente il dibattito sulla magistratura. Dopo Silvia Albano, giudice della sezione immigrazione del Tribunale di Roma, un altro esponente di Magistratura democratica, Marco Patarnello, è finito nel mirino della maggioranza. Il senatore Maurizio Gasparri ha definito la mail di Patarnello “eversiva” e ha chiesto se il presidente della Repubblica, in qualità di presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, possa tollerarla. Anche Tommaso Foti di Fratelli d’Italia ha espresso preoccupazione per l’imparzialità del potere giudiziario, mentre all’interno del partito della premier si parla di “deriva delle toghe rosse”.

Tuttavia, Santalucia ha risposto a queste accuse, affermando che si tratta solo di “maliziose interpretazioni” e che nessun magistrato ha mai dichiarato di voler ostacolare l’azione del presidente del Consiglio.