« Torna indietro

La denuncia choc di un medico israeliano nell’inferno di Gaza: “Detenuti palestinesi torturati e mutilati degli arti”

Pubblicato il 4 Aprile 2024

Continuano ad arrivare storie agghiaccianti dall’inferno di Gaza, dove la popolazione è costretta a vivere senza acqua, senza cibo e senza medicinali. A poco servono gli aiuti umanitari, che quando arrivano vengono presti d’assalto dalla popolazione palestinese disperata, situazione che ha causato anche incidenti e scontri come quando l’esercito israeliano sparò sulla folla provocando almeno 100 morti e altre centinaia di feriti.

Intanto arriva un’altra agghiacciante denuncia, una lettera di un medico israeliano nel campo di detenzione di Sde Teiman dove sono presenti numerosi cittadini di Gaza arrestati. Il medico ha descritto le condizioni disumane dei detenuti incatenati 24 ore al giorno, condizione che provoca gravi ferite alle mani e alle gambe che a volte portano all’amputazione degli arti.

La lettera di denuncia del medico israeliano

Come riportato dal quotidiano israeliano Haaretz la lettera è stata indirizzata agli alti funzionari israeliani per denunciare la gravissima situazione che viola la stessa legge israeliana. Il medico ha inoltre detto che i prigionieri vivono bendati 24 ore al giorno, si nutrono solo con una cannuccia, non possono andare in bagno e vengono sottoposti a interventi chirurgici senza un’assistenza medica adeguata.

A due detenuti sono state amputate le gambe per le gravi feriti subite dalle manette. Una situazione che, come ha osservato il dottore, rende le equipe mediche complici della violazione della legge israeliana e che rappresenta una grave violazione etica per lui che, in quanto medico, ha giurato di fornire la migliore assistenza possibile ai malati.

Le torture ai detenuti palestinesi

Lo stesso quotidiano Haaretz ha denunciato le torture su 27 detenuti palestinesi, catturati tra Gaza e la Cisgiordania, morti a causa dei maltrattamenti subiti durante la prigionia. Sui corpi recuperati erano ancora visibili i segni di torture, percosse e bruciature di sigarette. Denunce simili a quelle raccontate dai funzionari dell’Unrwa (L’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi) che, secondo le testimonianze raccolte, hanno rivelato che i prigionieri venivano picchiati con sbarre di ferro, colpiti con scosse elettriche e aggrediti dai cani. Condizioni che violano apertamente il diritto internazionale e che porta alla morte i detenuti, poi gettati in fosse comuni.

Proprio a febbraio è stata trovata una fossa comune con decine di detenuti palestinesi, ritrovati bendati, ammanettati e con i corpi ormai in decomposizione. Come riferito da Al Jazeera, almeno 30 corpi sono stati trovati in sacchi neri di plastica a nord della Striscia. Il Ministero degli esteri palestinese aveva chiesto un’indagine per smascherare le torture dell’esercito israeliano e di inviare una squadra per scoprire il genocidio messo in atto da Israele.

Testimonianze simili sono arrivate anche da un report pubblicato a gennaio sul sito dell’Ohchr (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani), citato anche da Euronews, che ha descritto le condizioni di detenuti palestinesi rilasciati da Israele dopo diversi giorni di prigionia. Molti di loro hanno dichiarato di aver subito le peggiori torture e di essere stati bendati anche per diversi giorni. Secondo alcune segnalazioni i detenuti sarebbero stati rilasciati indossando solo dei pannolini e senza alcun indumento, nonostante il clima freddo di gennaio.