Detenuto finge di pentirsi ma voleva solo colpire la pm con un coltello di ceramica nascosto nel retto

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Pancrazio Carrino, 42enne accusato di associazione per delinquere di stampo mafioso, è stato arrestato nel luglio del 2023 e pochi giorni dopo il suo arresto ha dichiarato di voler collaborare con la giustizia. Così è stato fissato il suo primo interrogatorio nel carcere di Lecce, ma il suo obiettivo finale non era rivelare i segreti della Sacra Corona Unita ma di tagliare la gola della pm della Dda Carmen Ruggiero che ha firmato la richiesta di custodia cautelare che lo ha condotto in carcere insieme ad altre 21 persone.

In realtà a quell’interrogatorio Carrino ci è arrivato con un coltello di ceramica nascosto nel retto, arma che aveva costruito in cella con alcuni pezzi di water. Il suo progetto è fallito grazie all’intervento tempestivo di un tenente dei carabinieri che gli ha trovato il coltello tra le mani.

L’arresto

Carrino finì dietro le sbarre nell’ambito dell’inchiesta dell’Antimafia salentina chiamata “The Wolf” sul clan Lamendola-Cantanna. L’ordinanza fu firmata dalla gip Maria Francesca Mariano, che pochi giorni fa si è vista recapitare a casa la testa mozzata di una capretta, su richiesta della pm Carmen Ruggiero che come la giudice ha ricevuto anche lei minacce di morte lo scorso novembre. Per entrambe sono state rafforzate le misure di sicurezza.

La confessione

Carrino nel corso dell’ultimo interrogatorio ha confessato: non aveva alcuna intenzione di collaborare con la giustizia, ma voleva uccidere la pm della Dda Carmen Ruggiero tagliandole la gola appena l’avesse avuta a tiro. Secondo quanto dichiarato la sua rabbia sarebbe stata scatenata da una falsa notizia relativa ad una violenza sessuale e così, dopo un tentativo di suicidio, ha ritenuto opportuno pianificare la sua vendetta personale.

“É cominciata la mia guerra personale con gli agenti della Polizia Penitenziaria perché ero arrabbiato con tutto ciò che rappresenta lo Stato” – ha dichiarato nel verbale dell’interrogatorio, per poi aggiungere: “Per placare la mia sete di vendetta volevo attirare l’attenzione della Dda su di me subito, all’insaputa del mio avvocato dell’epoca. Quindi dico all’agente di polizia penitenziaria, in via riservata, di voler collaborare con i magistrati. La mia vera intenzione era di tagliare la gola al pubblico ministero che si sarebbe presentato ove avesse dato seguito alla mia richiesta di collaborazione”.

La costruzione del coltello artigianale

Per portare a termine la sua vendetta il 42enne ha ammesso di aver iniziato la costruzione di un coltello artigianale: “Mi preparo un pezzo di ceramica del bordo interno del water della cella d’isolamento e lo avvolgo in una busta nera di plastica della spazzatura. Era sempre il periodo in cui assumevo in dosi eccessive i farmaci”.

Come riportato da BrindisiReport, l’uomo avrebbe quindi nascosto l’arma nel retto, mentre raccontava storie di droga, armi e di personaggi della Sacra Corona Unita. Ha poi rivelato: “Chiesi due minuti per andare in bagno, dove mi infilai negli slip il pezzo di ceramica imbustato. Ricordo che dopo essere uscito dal bagno mi sono trovato in una stanza, da solo, diversa da quella dove ero in precedenza, dove è entrato il tenente di San Vito dei Normanni che mi ha ritrovato il pezzo di ceramica in mano e me lo ha tolto”.

Proprio l’intervento del tenente Alberto Bruno è stato decisivo, come ha confessato lo stesso Carrino che ha precisato: “Se fossi stato lucido quel giorno come lo sono adesso, Carmen Ruggiero sarebbe già storia”.

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Redazione Nazionale

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