Dalle città

La discoteca nega l’ingresso al figlio, i genitori poliziotti si presentano sparando. Condannati

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Hanno minacciato gli addetti alla sicurezza e hanno esploso due colpi di pistola, uno in aria e uno verso il pavimento, urlando e imprecando contro tutti. I due non sono criminali, ma poliziotti. Erano infuriati perché al figlio non era stato permesso di entrare nel locale.

I fatti risalgono al 2014, alla notte tra il 16 e 17 agosto. Lei era in servizio alla questura cittadina, lui in pensione. Dopo la condanna definitiva per entrambi, è arrivata anche la conferma per lei del licenziamento da parte del Consiglio di Stato, come riporta il Corriere Fiorentino.

Secondo la Cassazione che nel 2022 li ha condannati definitivamente per minacce aggravate dalla discriminazione razziale, abuso di potere e uso improprio di armi.

Stando al resoconto processuale, il ragazzo si era allontanato parlando al telefono e, poco dopo, si erano presentati all’ingresso della discoteca i suoi genitori.

Il padre aveva puntato la pistola alla tempia di uno degli addetti alla sicurezza del locale, offendendolo e minacciandolo, e aveva esploso anche un colpo verso l’alto e un secondo colpo in basso, mentre la moglie aveva mostrato il proprio tesserino e pistola in pugno aveva urlato contro i presenti “fermi tutti, polizia”.

Sempre con la Glock calibro 40, di proprietà del marito, la poliziotta aveva insultato gli addetti alla sicurezza, di origine straniera, con epiteti ingiuriosi, e per i giudici dall’esplicito contenuto razziale, poiché ritenuti responsabili di aver falsamente accusato il figlio di essere l’autore di alcuni furti avvenuti all’interno del locale, e di non averlo lasciato entrare.

La donna, così, era stata sospesa dal servizio, salvo poi essere riammessa in attesa della conclusione del processo.

Ma due anni fa dopo la sentenza di colpevolezza il ministero l’aveva destituita e licenziata. Nei giorni scorsi il Consiglio di Stato ha confermato la assoluta legittimità del provvedimento ministeriale che era stato impugnato dalla donna.

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Redazione Nazionale

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