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Musica

Diversi tipi di musicalità e scale musicali nella storia e nelle altre culture

Pubblicato il 2 Marzo 2025

La musica si è evoluta in vari modi, a seconda dei popoli e dei tempi. Pensateci: oggi, nel mondo globale, in cui accediamo a Ivibet Italia dal divano, la musica continua ad avere un ruolo fondamentale nelle nostre vite e nello scandire le nostre giornate. La cosa incredibile è che è così da sempre, in ogni cultura e latitudine. Allora, come può essere che due culture apparentemente distanti possano avere visioni tanto diverse di cosa significa “fare musica”?

Le scale musicali: una questione di percezione

La chiave per capire questa diversità risiede nelle scale musicali. Forse non ce ne rendiamo conto, ma la scala è una delle strutture fondamentali della musica. In Occidente, la scala di Do maggiore è la base di molta della nostra musica. Ma non tutti i popoli seguono lo stesso schema. Ad esempio, nel sistema musicale indiano, la raga è una forma completamente diversa di organizzazione melodica. La raga non è solo una sequenza di note, è un’esperienza emotiva che può cambiare a seconda del momento del giorno o della stagione. La stessa melodia, se suonata in un’ora diversa del giorno, avrà un significato completamente nuovo.

La musica in altre culture: una storia parallela

La musica è uno di quei linguaggi che, pur essendo universale, parla lingue diverse in ogni angolo del mondo. Se per noi occidentali la musica è stata definita da regole precise e teorie complesse, in altre parti del mondo si è sviluppata come un flusso più libero, spesso senza mai mettersi al servizio delle armonie convenzionali. Pensate per esempio all’Africa, dove la musica ha radici ben più profonde di quanto possiamo immaginare. Non è solo una forma di espressione artistica, ma un legame diretto con la terra, la gente e la tradizione orale. 

Poi c’è la Cina. E qui la musica è come una tela pittorica, dove le note non solo dipingono immagini, ma evocano paesaggi interi. Pensiamo alla scala pentatonica che fa da base a molte composizioni cinesi, una scala che ci porta in luoghi distanti, in un mondo che è tanto più vasto quanto il suono di un guzheng, di un pipa o dell’erhu. Gli strumenti sembrano non appartenere a questa dimensione: le loro note sono eteree, come se viaggiano attraverso l’aria prima di arrivare a noi, come se si fondessero con la nebbia o con il vento delle montagne. La musica cinese è esperita con tutti i sensi, non solo ascoltata. Non è un semplice accompagnamento al nostro pensiero, ma un’esperienza totale che fa vibrare anche il nostro cuore. E non parliamo solo di suoni: la musica cinese è vista come un’immagine visiva, quasi tangibile, che scivola in profondità, dove l’arte del suono e quella del silenzio si intrecciano senza mai separarsi.

A proposito di “ritmi che raccontano”, in Sud America la musica assume una dimensione spirituale. Le popolazioni indigene, che per secoli hanno costruito la loro vita in simbiosi con la natura, utilizzavano strumenti di legno, pelle e ossa, creando scale che non erano solo melodie, ma un linguaggio sacro, una lingua che solo gli spiriti della terra potevano comprendere appieno. Qui, la musica non è solo un intrattenimento o una forma di comunicazione tra esseri umani, ma una connessione diretta con il divino e con l’anima della natura. 

La musica oggi: un incontro di mondi

Oggi, la musica è un crogiolo di influenze globali. La tecnologia ha abbattuto le barriere, e strumenti come il sintetizzatore e il computer permettono di creare nuove sonorità, di mescolare scale di tradizioni distanti. Pensate ai remix di musica elettronica che combinano le scale indiane con le percussioni africane o le melodie della musica latina con le armonie della musica classica. Eppure, nonostante tutte queste innovazioni, la musica resta quella di sempre: un modo per esprimere, per connettersi, per emozionarsi.

Ma la cosa straordinaria è che, in qualche modo, tutti questi mondi musicali sono legati. Un musicista di jazz, per esempio, potrebbe improvvisare su una scala pentatonica cinese o utilizzare una raga indiana. 

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