“Djokovic può tornare in Serbia a testa alta e guardare tutti negli occhi”. E’ il commento del presidente serbo Aleksandar Vucic, relativo al decreto di espulsione dell’atleta dall’Australia. Il presidente ha sempre difeso l’atleta, durante gli 11 giorni nei quali ha combattuto la sua battaglia. Il numero uno del tennis mondiale, in patria, è considerato un eroe nazionale. Vucic parla chiaro: Djokovic sarebbe stato trattato dal governo di Canberra, né più e né meno, come un “assassino seriale”. A Belgrado, nei giorni scorsi, sono state migliaia le persone che hanno manifestato contro la decisione di espellere Novak, da parte del governo australiano. Si chiedeva a gran voce che Djokovic restasse a Melbourne per disputare il primo turno del Grande Slam. Si accusavano le autorità del Paese di limitare la libertà del tennista, deliberatamente e ingiustamente.
Nonostante ciò, la Corte federale ha confermato la decisione di annullare il visto di Djokovic: sottolineando le irregolarità. Il campione, No vax, evidentemente non è vaccinato e chi non ha due dosi di siero non può entrare. E’ stata respinta richiesta di appello, formulata dai legali di Novak. Proprio oggi (lunedì 17 gennaio) quest’ultimo avrebbe dovuto mostrare la propria maestria del match di apertura degli Australian Open. Non potrà difendere il titolo, poiché ha lasciato l’Australia ieri. E’ atterrato nella mattina di oggi a Dubai, in compagnia dei suoi allenatori. Non conosciamo la destinazione finale del viaggio.
Il ministro per l’Immigrazione Alex Hawke ieri si è espresso in questo modo: “Accolgo con favore la decisione unanime della Corte federale completa dell’Australia, che conferma la mia decisione di esercitare il mio potere ai sensi del Migration Act per annullare il visto di Novak Djokovic nell’interesse pubblico. Le forti politiche di protezione delle frontiere australiane ci hanno tenuti al sicuro durante la pandemia, determinando uno dei tassi di mortalità più bassi, i più forti recuperi economici e i tassi di vaccinazione più alti al mondo. Politiche forti di protezione delle frontiere sono fondamentali anche per salvaguardare la coesione sociale dell’Australia, che continua a rafforzarsi nonostante la pandemia”.
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