Il disagio giovanile oggi è un tema molto sentito e purtroppo non sono pochi i giovani studenti di scuola o universitari che, bullizzati o messi sotto pressione da una società che li stritola, pensano che il suicidio sia l’unica strada possibile. Recentemente ha fatto molto discutere la lettera di un ragazzo universitario di Bari, che ha chiesto a Babbo Natale il regalo di sparire per sempre. E ha cercato di sparire per sempre anche Marco Mancuso, 22enne consigliere comunale di Vercelli che ha raccontato a Fanpage la sua drammatica storia che l’ha portato sull’orlo del baratro.
Marco ai microfoni di Fanpage ha spiegato che ha avuto un’infanzia molto serena, anche se vedeva poco i genitori che erano molto impegnati nel lavoro: la madre lavorava in un supermercato e il padre era un chimico farmaceutico. Cresceva prevalentemente col nonno, ma non a casa sua bensì all’ospedale di Vercelli, dove il nonno era costretto a stare a causa di un tumore osseo. Qui il bambino Marco portava cibo ai malati e si sentiva utile e quando il nonno stava bene se ne andava in giro con lui tra le campagne di Vercelli.
Gli anni delle elementari e delle medie sono filati lisci, ma i problemi sono iniziati con la scuola superiore del liceo classico, che ha frequentato solo un anno e qualche mese. Marco in quegli anni usava spesso i social e avviò una collaborazione con Musically, una sorta di antenato di Tiktok, dove organizzava vari eventi. I compagni non hanno mai compreso le sue passioni e hanno iniziato a bullizzarlo e isolarlo. C’erano solo due ragazze che lo aiutavano e che erano sue amiche, ma per il resto sentiva di avere il vuoto intorno. Gli passò la voglia di studiare, benché amasse le materie del liceo classico, e col tempo anche la voglia di vivere.
In un marzo di qualche anno fa si verificò l’episodio che gli avrebbe cambiato la vita: il tentativo di suicidio. Marco aprì la finestra di casa sua, si arrampicò e rimase sul cornicione con le gambe a penzoloni, pronto a buttarsi giù. Poi la mamma tornò a casa, finendo prima di lavorare, e lo prese letteralmente per i capelli impedendogli di fare una follia. Se la mamma avesse ultimato normalmente il suo turno di lavoro, lui non sarebbe vivo. Ha poi intrapreso un percorso di terapia che lo ha aiutato a rimettersi in piedi e a cacciare via pensieri suicidi.
Cambiò indirizzo a scuola e scelse quello delle scienze umane, ma ormai il bullismo aveva lasciato ferite fresche e difficili da rimarginarsi, che segnarono il suo percorso di crescita. Tuttavia i nuovi compagni di classe gli diedero un nuovo slancio, lo votarono rappresentante di classe e lo spinsero poi a candidarsi come rappresentante d’istituto.
In quegli anni difficili ebbero un ruolo fondamentale i suoi genitori, che sono rimasti sempre al suo fianco. In occasione del “Fridays for future”, giorno del compleanno del padre, riuscì a far scendere in piazza tanti giovani. Proprio per loro, ha detto durante l’intervista, ha poi scelto scienze politiche, per entrare in politica e battersi affinché nessun altro ragazzo potesse mai sentirsi come si è sentito lui. Ha avviato delle politiche per non far sentire soli nella loro fragilità i ragazzi isolati, per farli parlare e per farli sfogare.
Altra figura centrale nella vita di Marco è stata la mamma, che sin da subito si è accorta della tristezza del figlio temendo che potesse compiere prima o poi qualche gesto folle.
Marco ha parlato della sua storia in un video sui social e ha affrontato un altro tema poco discusso: il suicidio di ragazzi universitari, costretti spesso a vivere con una pressione enorme. Ci sono professori che fanno sentire inadeguati i ragazzi perché accettano un 24, o studenti spinti dalle famiglie a laurearsi nel minor tempo possibile con voti altissimi. Atteggiamenti che Marco ritiene ingiusti, poiché anche dietro un 24 ci sono impegno, dolore, fatiche e difficoltà.
Marco ha detto che il suo obiettivo è aiutare i ragazzi che rischiano di fare il suo stesso percorso, poiché nessun adolescente deve mai sopportare il peso e il dolore che ha dovuto sopportare lui, fardelli insostenibili che rischiano di portare al suicidio. Tutti i giovani, ha detto, hanno il diritto di vivere una vita normale, senza dover essere isolati o bullizzati solo perché sono loro stessi. Non avrebbe mai voluto vivere quello che ha vissuto, ma ha deciso di raccontare comunque la sua storia per convincere i grandi che c’è sempre qualcosa da fare per i ragazzi e che la loro salute mentale è importante.
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