Pubblicato il 11 Ottobre 2023
“Se sono vivo e parlo al telefono lo devo a te”; queste le parole che l’immunologo di Sezze, dottor Francesco Le Foche, aggredito sabato nel suo studio di Roma da uno squilibrato, ha detto per telefono al poliziotto che gli ha letteralmente salvato la vita. L’agente in questione si chiama Manuel Basile, ha 39 anni ed è di Fondi dove vive con la famiglia: la moglie Claudia La Rocca, Assessore al Comune di Sperlonga e il figlio Andrea.
Manuel lavora alla direzione Centrale Affari Generali a Roma e si occupa dell’assistenza ai figli dei colleghi: da chi è orfano a chi invece ha delle patologie. Ex militare della Marina è poi entrato in Polizia: “Ero a piedi e stavo andando alla stazione Termini per prendere il treno e tornare a casa a Fondi – ha raccontato – ero uscito da un altro studio medico qualche civico più avanti dove avevo fatto una visita”.
E’ stato intorno alle sei di pomeriggio che Manuel ha sentito le richieste di aiuto provenire da un palazzo: “Chiamate la Polizia”. L’istinto del militare a quel punto prende il sopravvento e si precipita a vedere cosa succede: “Il dottor Le Foche era a terra e questa persona sopra di lui continuava a infierire, prendeva la testa e la sbatteva a terra.
Ho gridato con tutta la voce che avevo in gola “Ma che cavolo fai?”. Lui si è girato verso di me, mi ha guardato e allora io ho iniziato a parlare». A quel punto, racconta Basile, «gli dicevo: “Ma ti rendi conto, perché lo hai fatto?”. E quello farfugliava qualcosa, a proposito di una visita che non era andata come pensava o qualcosa del genere, ma blaterava anche cose senza senso». Il poliziotto dice che Morandi non gli ha fatto accenni al cane che voleva fosse curato da Le Foche e che nel frattempo è morto. «Gli ho chiesto quale attività facesse e lui ha iniziato a parlarmi della boxe, di un incontro importante che aveva vinto quando era più ragazzo. Nel frattempo era stato chiamato il 112». Quando è arrivata la polizia si è agitato di nuovo: «Ha detto “adesso torno dentro e finisco”». Ma nel frattempo l’ambulanza aveva già portato via il professore. Che lo ha ringraziato successivamente per l’intervento. Infine, Basile spiega perché non ha usato un’arma: «Avrei compromesso la situazione, mettendo in pericolo gli altri. La mia indole mansueta, poi, mi ha permesso di tranquillizzarlo».