Pubblicato il 20 Giugno 2022
“Tornata a casa, mi sono cambiata. Ma i vestiti che indossavo quando ero con la bambina non erano sporchi di sangue, ero macchiata solo nelle braccia”.
Così Martina Patti nella prima confessione.
Quei vestiti sono stati trovati dai carabinieri nel corso del sopralluogo fatto sabato pomeriggio.
Altre tracce di sangue sono state trovate in bagno, dove probabilmente la donna si è lavata.
Nessuna traccia, invece, nel soggiorno, dove ha trascorso gli ultimi momenti sereni con la figlioletta, prima di portarla nel campo poco distante.
L’indagine sull’omicidio della piccola Elena Del Pozzo ha ormai contorni ben definiti: l’assassinio è avvenuto nel terreno incolto alla periferia di Mascalucia, intorno alle 14,30 di lunedì. E, probabilmente, fra quelle sterpaglie si trova ancora il coltello dell’omicidio.
“Non mi ricordo dove l’ho messo”, ha detto ai magistrati. E’ un coltello da cucina: sabato, i carabinieri ne hanno preso alcuni da casa, per verificare la compatibilità con le ferite riscontrate dal medico legale nel corso dell’autopsia.
La bambina è stata colpita con più di undici coltellate, ma solo una è stata quella fatale.
Mercoledì, ci saranno i funerali di Elena, nel duomo di Catania.
I familiari preparano cartelloni e palloncini.
Mentre la madre accusata dell’omicidio resta in carcere, così come ha deciso il gip, sorvegliata 24 ore su 24 dalla polizia penitenziaria, per timore che possa farsi del male, o possa essere vittima di aggressioni delle altre detenute.
“Lei non è affatto serena”, continua a dire il suo legale, l’avvocato Gabriele Celesti, che adesso sta valutando i prossimi passaggi.
Obiettivo della difesa potrebbe essere quello di far cadere alcune aggravanti, come quelle sui “futili motivi” o la “premeditazione”.