Pubblicato il 27 Febbraio 2023
Così Elly Schlein.
Dai palchi di questa lunga corsa congressuale ha sempre detto di “voler fare squadra”.
E al di là delle buone intenzioni di cui è lastricata ogni campagna elettorale, e delle frecciate al concorrente più volte accusato di renzismo, sinonimo di accentramento, Schlein ha tuttavia un motivo in più per insistere sul concetto di squadra, analizza il Corriere.
Lo ha avuto nei giorni della sfida e lo ha ancora di più oggi. E questo perché la squadra dovrebbe essere lo scudo migliore contro il pressing da parte dei tanti big del partito che hanno via via appoggiato la sua candidatura. E di quelli che proveranno all’ultimo a salire sul carro.
Né loro le hanno chiesto nulla. Anche se lei, con una certa malizia, ha sottolineato più volte di “non essere una rottamatrice”, parole da incasellare sempre alla voce «accuse di renzismo» contro l’avversario.
Adesso quelli che erano uomini forti delle correnti festeggiano la vittoria di chi ha promesso di “cambiare i nomi, più che il nome” al Pd. Che ruolo avranno nel futuro del Partito democratico è ancora tutto da vedere.
È per tutto questo, però, che Elly Schlein, appunto, punta intanto a ma ndare avanti la sua, di squadra, che ci si aspetta ad alto tasso di donne e quarantenni.
In prima fila c’è Michela Di Biase, oggi deputata del Pd, capogruppo in consiglio comunale a Roma ai tempi (difficili) di Raggi. E anche moglie di Franceschini, da molti considerato uno dei padri della candidatura di Schlein.
Poi c’è Stefano Vaccari, responsabile nazionale organizzazione del partito, che pure è legato a Bonaccini da un lungo rapporto.
Nella lista ci sono anche le Sardine, il movimento di attivisti nato a Bologna nel 2019, volto noto Mattia Santori. Forse una sorpresa, sicuro una nemesi visto che quell’associazione “dal basso” era stata creata proprio per sostenere Bonaccini nelle elezioni per il seconda mandato come presidente dell’Emilia-Romagna.
Un ruolo lo dovrebbero avere anche tre nomi che vengono dalla sinistra della sinistra, tragitto più volte rivendicato da Schlein. Il primo è Nico Stumpo, oggi tra i pochi eletti di Articolo Uno, e che nella segreteria di Pier Luigi Bersani era responsabile dell’organizzazione del Pd. Poi Arturo Scotto, anche lui in Parlamento con Articolo uno, dopo un passato con Sel e Nichi Vendola. Della partita dovrebbe far parte anche Giuseppe Provenzano, ministro per il Sud nel governo Conte due ma, a differenza di Franceschini e Orlando, non in quello Draghi. E anche di un’altra generazione, avendo da poco superato i 40 anni.
Se però Schlein ha detto più volte di voler una sinistra “ecologista e femminista”, è lecito aspettarsi altre donne nella sua squadra. Un ruolo dovrebbe avere anche Stefania Bonaldi, ex sindaca di Crema, che in questa campagna ha coordinato la rete degli amministratori locali. Ci dovrebbero essere anche Chiara Gribaudo e Chiara Braga. Tra gli altri nomi il portavoce di Schlein Flavio Alivernini e quello della mozione che l’ha sostenuta Marco Furfaro. Senza contare che sul carro del vincitore si fa spesso la fila e non sempre si trova posto.