Pubblicato il 12 Gennaio 2024
Emanuela Perinetti “non voleva morire”.
A dirlo la sorella Chiara che, ai microfoni di Sky TG24, ripercorre il calvario vissuto dalla sorella, manager di successo che soffriva di anoressia, morta a 33 anni.
“La sua intenzione – dice Chiara – non era quella di morire, ovviamente. I messaggi che ho letto con più piacere sono quelli di persone, magari che come Emanuela fino a quel punto erano state convinte del fatto che potevano farcela da sole”.
“Emanuela – racconta ancora Chiara – è sempre stata una persona che aveva avuto delle forme di controllo sul cibo. Però mai in un modo preoccupante. Negli ultimi due mesi, mia sorella ha cominciato a dimagrire molto velocemente. Abbiamo tentato di aiutarla, soprattutto a rendersi conto che ormai quel disagio che lei viveva non era più un disagio, ma una condizione di salute molto preoccupante”.
Una situazione che “in un paio di mesi è precipitata a tal punto da essere una situazione limite da un punto di vista non solo di magrezza, perché appunto le è stata diagnosticata questa anoressia nervosa, ma da un punto di vista anche internistico, che poi è il motivo per cui lei è stata ricoverata alla fine”.
Un ricovero arrivato “dopo aver rifiutato invece un primo ricovero che doveva essere fatto in una struttura pubblica atta a prendersi cura del disturbo alimentare”.
“Credo – continua Chiara – che lei non l’abbia accettato per due motivi. Uno perché se è vero che questa condizione nasceva da una solitudine, da una necessità di essere vista, il ricovero potesse in qualche modo rappresentare un ulteriore isolamento, e credo anche per il fatto che mia sorella tendeva a proteggere molto se stessa e le persone intorno”.