Pubblicato il 5 Maggio 2021
La Enimed, società del gruppo Eni, deve pagare l’Imu e la Tasi per le tre piattaforme petrolifere a largo di Gela: “Gela Mare”, “Gela Perla” e “Prezioso”. L’impresa dovrà versare alle casse del Comune 12 milioni di euro, importo comprensivo delle imposte per il triennio che va dal 2016 al 2018, degli interessi e delle sanzioni. A stabilirlo è stata la Commissione tributaria provinciale di Caltanissetta che ha rigettato il ricorso presentato dalla società petrolifera dando ragione al Comune di Gela, difeso dall’avvocato tributarista Alessandro Dagnino e dall’avvocato Giancarlo Costa.
L’operato del Comune è risultato conforme non solo alle leggi, ma anche alla loro interpretazione offerta dalla Corte di Cassazione. La società proprietaria delle piattaforme, per affermare la non assoggettabilità al tributo, aveva rivendicato la nascita di una nuova imposta immobiliare sulle piattaforme marine (Impi) a decorrere dal 2020. Secondo la Commissione tributaria, tale tesi, invece, non fa altro che confermare che i tributi devono essere versati.
Soddisfatto per la sentenza e il buon esito del ricorso il sindaco Lucio Greco il quale afferma che “ancora una volta la Commissione Tributaria riconosce il diritto alla riscossione di queste due imposte da parte dell’Ente Territoriale. Mi auguro – aggiunge – che Enimed adempia subito a quanto stabilito tramite sentenza in modo che, nel più breve tempo possibile, si possa chiudere definitivamente il contenzioso e avere liquidata l’importante somma, da investire per la soluzione dei tanti problemi e delle tante emergenze della città”.
“Come sottolineato dalla sentenza – ha commentato l’avvocato Dagnino – il pagamento dell’Imu ha la funzione di contribuire a finanziare i servizi che i Comuni offrono alla collettività. Se questo vale per ogni singolo cittadino, non può che essere così anche per le grandi imprese che sono anch’esse chiamate a contribuire alle spese pubbliche del territorio su cui sono insediate”.