Enrico Varriale di nuovo a processo per stalking e lesioni alle ex: “Morirai”

“Morirai”, le diceva quell’uomo al telefono in due telefonate del 19 dicembre 2021, a distanza di mezz’ora una dall’altra a cavallo delle 13, con la voce era contraffatta ma riconoscibile dalla vittima.

L’autore delle minacce sarebbe il giornalista Rai Enrico Varriale, col quale lei aveva una relazione e che dieci giorni prima l’avrebbe aggredita fisicamente, sferrandole uno schiaffo tanto violento da farle sbattere la testa sul pavimento e perdere i sensi (è stata refertata al Gemelli con quattro giorni di prognosi per “trauma cranico con commotivo”).

Poi mentre lei cercava di chiamare il Numero unico delle emergenze, l’avrebbe minacciata in modo esplicito: “Se mi denunci, ti ammazzo”, ricostruisce il Corriere.

Tutti questi episodi sono contenuti nell’avviso di chiusura indagini notificato dal pm Daniela Cento al 63enne conduttore di trasmissioni sportive, che rischia ora di finire a giudizio per atti persecutori e lesioni aggravate.

Sarebbe il secondo processo per lui a distanza di pochi mesi, tanto che nella analoga vicenda per la quale è già imputato con l’analoga accusa di lesioni e stalking sulla ex compagna (insultata, minacciata, picchiata fino a trovarsi le sue mani strette al collo, secondo l’imputazione), proprio questa seconda presunta vittima testimonierà nell’udienza fissata fra due settimane.

Quasi a confermare che certe esplosioni di violenza non sarebbero per l’anchorman gesti estemporanei ed isolati.

Anzi, sarebbero almeno idealmente legati, perché la seconda vittima ha cominciato la relazione col giornalista dopo la fine di quella con la prima denunciante e la sera dello schiaffo si era a casa di Varriale per una crisi di gelosia, non riuscendo a contattarlo.

“Quando mi sono riprese avevo gli occhi arrossati e c’era una strana puzza d’aceto. Ho provato ad andarmene ma la porta di casa era chiusa a chiave”.

Nei giorni seguenti Varriale avrebbe provato a chiamare ripetutamente la donna da numeri anonimi o tramite whatsapp, ma anche contattando i suoi figli e spiandone i movimenti sui social.

“Vivevo con le luci spente e non rispondevo al citofono per paura che lui mi controllasse”, ha raccontato lei alla polizia.

Varriale è stato già sentito dal pm e, assistito dall’avvocato Fabio Lattanzi, avrebbe fornito elementi in grado di smontare in gran parte le accuse.  

Redazione Nazionale

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