Pubblicato il 9 Agosto 2024
Dopo la condanna all’ergastolo di Alessia Pifferi per aver lasciato morire di stenti la figlia Diana di 18 mesi, sono arrivate le motivazioni della sentenza firmate dalla Corte d’Assise. Le azioni della 38enne sono state mosse da un “futile ed egoistico movente”, cioè il desiderio di trascorrere un fine settimana con il compagno dimenticando il dovere di madre di accudire la sua bambina.
Le motivazioni del giudice contro Alessia Pifferi
Le motivazioni, di circa 50 pagine, ripercorrono quei giorni drammatici in cui la piccola Diana è morta disidratata dopo essere stata abbandonata in un appartamento di via Parea a Milano a luglio del 2022. La piccola fu ritrovata senza vita il 20 luglio in un lettino da campeggio, con solo una bottiglietta d’acqua e un biberon vuoti vicino a lei.
Come rivelato dall’autopsia, la morte è giunta per disidratazione tra il pomeriggio del 18 luglio e la mattina del 20 luglio. Nel frigorifero e nella dispensa non c’erano pappe né altri alimenti per bambini, mentre nel salone in un borsone e in un trolley sono stati trovati circa 30 vestiti, molti dei quali da sera.
Secondo i giudici il reato commesso dalla Pifferi è di elevatissima gravità, non solo da un punto di vista giuridico, ma anche umano e sociale. La 38enne ha incolpato il suo compagno di quanto successo, che poi in realtà è risultato del tutto estraneo ai fatti. La Pifferi ha raccontato che il compagno non accettava la presenza della bimba, che rappresentava un ostacolo alla loro relazione. Ha poi aggiunto che, proprio in seguito ad un litigio col compagno, ha ritardato il ritorno a casa previsto per il 18 luglio. Dichiarazioni che sono state smentite dai fatti e che, secondo i giudici, dimostrano l’abitudine della 38enne a mentire spudoratamente e a manipolare la verità.
Omicidio volontario
L’avvocato di Alessia Pifferi a lungo ha cercato di dimostrare l’incapacità di intendere e di volere della sua assistita, ma senza successo. Per questo motivo i giudici l’hanno condannata all’ergastolo per omicidio volontario aggravato da futili motivi, ma non premeditato. Insomma la Pifferi non avrebbe voluto uccidere volontariamente o direttamente la bambina, ma con il suo atteggiamento irresponsabile avrebbe comunque messo in conto la possibilità che potesse succedere qualcosa di serio alla figlia, addirittura la morte.
La Pifferi aveva coscienza del suo comportamento irresponsabile, tant’è che avrebbe detto alla madre di aver portato la bimba con sé, mentre al compagno aveva detto che la piccola era al mare con la sorella. Un castello di bugie che, dopo essere crollato, ha provocato la terribile morte della piccola Diana.