Una brutta storia dove si intrecciano amore, sesso e inganni ha visto protagonisti un uomo e una donna, precisamente un 56enne e una escort 58enne che per un certo periodo si sono frequentati. Quando la loro storia è finita lei si sarebbe inventata di essere incinta e avrebbe iniziato a chiedere somme sempre più ingenti all’uomo per l’aborto.
I fatti risalgono all’ottobre del 2015 e, come ricostruisce l’accusa, l’uomo contattò la donna per fissare un appuntamento e i due si ritrovarono in un albero sull’Aurelia e successivamente andarono anche al ristorante.
Gli incontri tra i due si fecero sempre più frequenti, al punto che l’uomo si stava innamorando della escort che, un giorno, durante un pranzo gli confessò che aveva un altro nome, che era malata e che aveva bisogno di soldi per acquistare farmaci per curarsi.
A dire della escort, a causa della loro frequentazione stava fissando pochi appuntamenti e quindi non guadagnava più come prima.
L’uomo inizialmente le diede 400 euro e i due iniziarono ad avere anche rapporti non protetti, fino a quando la donna decise di lasciarlo e di sparire, per poi ricomparire nuovamente a marzo nel 2016 con un messaggio in cui rivelava di essere incinta di lui e chiedeva 700 euro per abortire.
Pochi giorni dopo la escort chiamò nuovamente l’uomo e gli disse che aveva cambiato idea, ma aveva bisogno di 25.000 euro per tenere il bambino. Il 56enne era contento della scelta della donna, poiché lui quel bambino lo voleva, così le diede i soldi.
La donna avrebbe continuato a chiedere altri soldi, minacciando di dire tutto alla sua famiglia se lui si fosse rifiutato. I ricatti sarebbero continuati anche quando la escort scoprì che il 56enne aveva iniziato una relazione con un’altra donna, così l’uomo decise di denunciarla.
La escort è stata condannata ad un anno di reclusione per aver ricattato e truffato il cliente, con l’accusa di essersi inventata la gravidanza e di avergli spillato ben 61.000 euro per abortire. L’avvocato della donna, come riferito da Il Corriere della Sera, ha annunciato che farà appello per provare a ribaltare la sentenza.
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