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Ex Ilva, report choc dell’Onu: ’compromessa la salute dei cittadini’

Pubblicato il 15 Febbraio 2022

Il dossier inserisce l’ex Ilva “tra i luoghi più degradati in Europa occidentale”. Paragonandolo ad aree industriali del mondo con altissimi tassi inquinanti.

Un recente rapporto dell’Onu sull’ambiente parla a lungo anche dello stabilimento siderurgico di Taranto, ex Italsider, ex Ilva, ex ArcelorMittal, oggi Acciaierie d’Italia.

Il dossier inserisce l’impianto siderurgico “tra i luoghi più degradati in Europa occidentale”. Paragonandolo ad aree industriali del mondo con altissimi tassi inquinanti.

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L’ex Ilva di Taranto

Tra i luoghi più degradati in Europa occidentale, i relatori David R. Boyd e Marcos Orellana hanno individuato la zona dell’Ilva di Taranto, che si trova nella stessa situazione di aree come quella di Quintero-Puchuncavi in Cile, Bor in Serbia e Pata Rat in Romania.

“L’attività produttiva nell’impianto siderurgico di Taranto ha compromesso la salute dei cittadini e violato i diritti umani per decenni, causando un grave inquinamento atmosferico. I residenti che vivono nelle vicinanze della fabbrica soffrono di malattie respiratorie, cardiache, cancro, disturbi neurologici e mortalità prematura”. È solo uno dei passaggi dello scottante dossier dell’Onu, ma ce n’è anche un altro particolarmente significativo.

“Il diritto a un ambiente salubre può essere garantito solo se si limita l’utilizzo di sostanze tossiche che colpiscono le persone più vulnerabili. Così, evidentemente non accade a Taranto dove le operazioni di pulizia e bonifica dovevano iniziare nel 2021 ma sono state rinviate al 2023, con azioni dei diversi governi che permettono all’impianto di funzionare non tenendo conto neanche della sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo con la quale l’Italia, nel 2019, è stata condannata per aver violato il diritto al rispetto della vita privata e familiare di alcuni cittadini”. Il rapporto contiene anche numerose raccomandazioni agli Stati.

Il report dell’ONU segnala che l’impianto avrebbe compromesso la salute dei cittadini ed avrebbe violato i diritti umani per decenni, provocando un grave inquinamento atmosferico. I residenti che vivono nelle vicinanze dell’impianto “soffrono di malattie respiratorie, cardiache, cancro, disturbi neurologici e mortalità prematura”.