Lino Banfi, che recentemente ha raccontato di attendere ancora in sogno la moglie deceduta qualche mese fa, è uno dei personaggi dello spettacolo italiano più amato da svariate generazioni. Non sorprende quindi che sui social ci siano diverse pagine e gruppi dedicate proprio all’attore pugliese.
Tuttavia ultimamente un gruppo a lui dedicato su Facebook, “Noi che amiamo Lino Banfi official”, che vanta la bellezza di 27.000 membri, è stato censurato poiché violerebbe gli standard della community. In pratica secondo l’algoritmo di Facebook sul gruppo, dove gli utenti parlano con le tipiche espressioni dell’attore, il linguaggio sarebbe volgare.
La cosa non è affatto andata giù al simpatico attore, che con la sua consueta ironia ha scritto una lettera al Corriere della Sera, dalle cui colonne invia “minacce” a Zuckerberg ma con la sua solita consueta simpatia.
Ecco il contenuto della lettera: “Caro direttore, ti scrivo pregandoti di farmi da tramite al ‘nostro quotidiano’. Mi permetto di usare il termine ‘nostro’ perché dopo sessant’anni che lo leggo ogni mattina lo sento anche un po’ mio e posso pure pregiarmi dell’amicizia del nostro editore, il grande URBÉNO! (Urbano Cairo, ndr)”.
Dopo questo simpatico preambolo ha spiegato il motivo del suo malcontento: “Insomma, cerco di spiegare meglio: da circa sette anni esiste un gruppo Facebook che si chiama “Noi che amiamo Lino Banfi” ideato e coordinato da Calogero Vignera. E sono davvero tante le persone di tre generazioni e di inizio di una quarta, che fanno e pubblicano cose bellissime in mio onore — il buon Calogero potrebbe ben dettagliare — e cosa succede? Si iscrivono decine di migliaia di fan di tutte le età e zac, arriva il signor Zuckerberg che ordina ai suoi algoritmi italiani: “Chiudete subito Banfi!”.
Sotto accusa sarebbe il linguaggio “banfiota”, che usa espressioni colorite giudicate però volgari dall’algoritmo di Facebook: “E tutto questo perché – ha proseguito l’attore – i miei ammiratori si scambiano idee, video, messaggi, usando il linguaggio banfiota e in questo linguaggio ci sono esclamazioni come “Porca putténa, disgrazieto maledetto, ti metto l’intestino a tracollo”… Quest’ultima volta la chiusura è stata motivata dall’esclamazione “Picchio De Sisti”! Tutto viene cancellato, il gruppo annullato e si deve ricominciare da zero”.
Infine arriva l’invettiva, chiaramente scherzosa, dove Lino Banfi ha utilizzato alcune delle sue tipiche frasi diventate storiche per “minacciare” Mark Zuckerberg: “Cosa ho fatto io a Mister Mark Zuckerberg e ai suoi algoritmi? Ci ho messo più di 60 anni per far parlare il mio linguaggio a tutti, mi chiamano Maestro, mi danno i premi alla carriera e questo mi spegne tutto! Ma come si permette ‘sto arcimiliardario maledetto che chi chezzo lo conosce? Arrivati a questo punto, se vuole la guerra, mi sfogo! CHEZZO! CHEPO DI CHEZZO! Ti metto i menischi nella scapolomerale! Ti spezzo il capocollo e te lo metto a tracollo! PORCA PUTTÉNA pertre volte e, dulcis in fundo: MI SONO ROTTO LE PELLE. E adesso fatemi pure arrestare. Grazie per l’attenzione, Direttore, con i miei più cordiali saluti, suo Lino Banfi”.
La lettera non è finita qui, infatti c’è una sorta di post scriptum in cui l’attore ha ripreso la discussione sul possibile scontro tra Mark Zuckerberg ed Elon Musk in un ring di MMA: “Volevo anche scrivere due righe a Elon Musk, visto che pare che questa lotta all’ultimo miliardo si farà in Italia: “Caro Elon, devi dire al tuo rivale di lasciare in pace il nonno nazionale. Come si dice tra seri centurioni, fai il brévo e non rompere i co… siddetti!”.
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