Pubblicato il 6 Dicembre 2022
Pratica avviata durante il lockdown e proseguita anche dopo con grande apprezzamento dei parrocchiani, soprattutto anziani e malati, che così possono seguire la funzione senza recarsi di persona in chiesa.
L’ultima messa online, sulla pagina Facebook della parrocchia della “Risurrezione di N. S. Gesù Cristo di Borgoratti”, risale a cinque giorni fa.
Lo scorso giovedì don Paolo ha ricevuto un “cartellino rosso” da Meta, ufficialmente per aver violato “i diritti d’autore della FIFA World Cup” con un video in cui, come sempre, celebrava la liturgia
Don Paolo, classe ‘67, una forte formazione teologica e personale alle spalle, è esterrefatto e denuncia al Corriere:
“Prima questi di Meta mi hanno mandato degli avvisi dicendomi che avrebbero tagliato qualcosa dai miei video, che peraltro sono solo messe, poi mi hanno bloccato dicendo che volavo di diritti d’autore della Fifa. Sta di fatto che mi hanno sospeso un servizio che era ed è utilissimo e mi dispiace per gli anziani… ora devo provare a vedere se mi hanno sbloccato, comunque da giorni il mio pc non riesce a trasmettere la messa via Facebook. Non capisco davvero cosa possa essere successo: o sono scattati degli algoritmi oppure qualcuno per dispetto ha fatto una segnalazione e loro, senza verificarla, mi hanno sospeso”.
Un atto che il sacerdote non si spiega: “Normalmente trasmetto la messa online per essere vicino alle persone anziane e malate che sono a casa – racconta – lo faccio nei giorni feriali, sempre alle 18. È così dai tempi del Covid e ho proseguito perché si tratta di un’iniziativa molto apprezzata, perché permette di tenere un contatto costante con i fedeli. Gli anziani si sentono connessi con la parrocchia: scrivono nei commenti del video ringraziamenti, richieste di preghiere, si sentono partecipi pur non potendo venire in chiesa”.
Ora che però sono rimasti senza liturgia, si sentono smarriti: “Ci sono rimasti male” spiega don Paolo che, due giorni fa, ha spiegato ai fedeli che non sarebbe più riuscito a mandare la messa in diretta finché Meta non avesse sbloccato quella funzione.
Il sacerdote racconta che alcuni giorni prima dello “stop alle trasmissioni”, il colosso di Zuckerberg aveva inviato alcune notifiche, spiegando che “certe parti della Messa non sarebbero state trasmesse per violazione di copyright. Sinceramente non capivo perché: si trattava di messe feriali, senza canti, senza nulla – racconta il parroco – Per questo ho ignorato la cosa. Anche controllando i video subito dopo le segnalazioni di Facebook, non risultavano parti tagliate o oscurate. Quindi ho lasciato correre. Poi – prosegue – giovedì scorso, dopo aver concluso la diretta della Messa, provando a rispondere ai commenti degli anziani, Meta mi ha notificato che non mi era permesso mettere mi piace. Da amministratore della pagina, ho subito protestato, chiedendo spiegazioni”.
Pure il video della cerimonia religiosa, di solito in modalità pubblica, quindi visibile a tutti, era diventato visibile solo all’amministratore della pagina, perché “avevo violato i diritti del copyright della Fifa World Cup, quindi i campionati del mondo in Qatar”, spiega don Paolo.
“Ho pensato a tutto, anche che fosse per la suoneria di un cellulare che aveva squillato qualche istante prima della Messa, ma non c’è nel video. Non so proprio cosa sia successo”. A prescindere dalla demenzialità del legame con la Fifa, assurdo poi il discorso dei diritti d’autore, su cui la Chiesa ha totale proprietà “Il fatto è che sono sempre stato attento anche a tagliare i canti all’inizio e alla fine, proprio per non violare eventuali diritti d’autore”, spiega don Paolo. Si tratta di diritti che, nel celebrare la messa, il sacerdote, la parrocchia e la diocesi detengono a tutti gli effetti, come puntualizzato da lui stesso nella piccata risposta a Facebook dopo il blocco: “Questa è una celebrazione di una messa di cui dispongo tutti i diritti come prete della Chiesa Cattolica”, ha scritto don Paolo.
Il sacerdote ora non esclude di passare a YouTube per evitare di trovarsi nuovamente nella stessa situazione: “Per andare in diretta da lì però ci vogliono 1000 iscritti – spiega – Ora vediamo se fare il video e poi trasmetterlo sul canale. Però davvero, non capisco il collegamento tra la messa e il mondiale di calcio”.
Intanto, ieri è partita un’altra segnalazione a Meta per capire le motivazioni del blocco.
Nei video delle sue messe non si parla di pallone, né ovviamente trapelano pezzi delle partite in corso in Qatar. “Alla fine, guardandomi intorno in chiesa, ho visto un cartellone delle catechiste con scritto Facciamo il tifo per Gesù. Scherzando, ho detto di non usare la parola tifo, se no chissà che altro sarebbe successo! Che devo fare: l’ho presa a ridere”.