A riportare le parole di Nicolò Fagioli, lo juventino di 23 anni che sta scontando la squalifica per il caso calcioscommesse, sono i quotidiani Corriere della Sera e La Stampa, che raccontano di un’uscita pubblica del calciatore a Condove, in provincia di Torino, dove in un piccolo cinema ha parlato di fronte a decine di ragazzini delle società sportive della zona, di calcio, basket, pallavolo, nell’ambito del suo percorso riabilitativo.
“All’inizio non pensavo di andare incontro a conseguenze penali e alle squalifiche – spiega – poi me ne sono reso conto. Ma quando giocavo quella paura spariva, l’adrenalina dell’azzardo si portava via tutto. È partito tutto con una semplice schedina, a 16 anni con gli amici: lo facevamo una volta a settimana. Poi perdi soldi e lo nascondi ai genitori. E diventa una malattia. Sto giocando spesso, oppure il padel. Faccio sport, sto con gli amici e la famiglia, molto più di prima. E questo mi aiuta”.
Ai ragazzi ha raccomandato: “Ero arrivato a giocare 12 ore al giorno, sempre con il telefonino in mano, non consideravo i famigliari e la mia ragazza. Ero diverso. Forse ho capito troppo tardi che era una malattia, ma voi non iniziate nemmeno a giocare e coltivate i vostri sogni”.
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