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Fagioli

Fagioli racconta il suo dramma e scompare da Instagram: “Paga o ti spezziamo le gambe”

Pubblicato il 18 Ottobre 2023

“Mi dicevano paga o ti spezziamo le gambe”.

Così Nicolò Fagioli.

Il centrocampista della Juventus ha raccontato prima agli inquirenti della Procura di Torino e poi, a settembre, al capo della Procura federale Giuseppe Chiné le minacce subite. Il momento più nero della sua triste vicenda? “Tra marzo e aprile 2023. In Sassuolo-Juve ho commesso un errore tecnico e sono stato sostituito. All’uscita dal campo ho pianto, pensando ai miei debiti legati alle scommesse”, riporta La Stampa.

Dichiarazioni poi confermate dagli atti, decisivi per lo sconto della pena. L’accordo sottoscritto tra la Figc e Fagioli prevede infatti che il 22enne di Piacenza debba scontare una squalifica di 12 mesi, di cui soltanto 7 sul campo. Gli altri 5 mesi sono di «prescrizioni alternative», si tratta di un piano terapeutico fatto di almeno 10 incontri presso associazioni sportive e centri per il recupero dalla ludopatia.

Nella notte tra martedì e mercoledì, Fagioli ha rotto il silenzio sui social.

Lo ha fatto pubblicando un messaggio, in una storia su Instagram, pieno di rimorsi e anche di critiche per l’esposizione mediatica: “Pensavo di partire chiedendo scusa non solo ai tifosi bianconeri, ma a tutti i tifosi del mondo del calcio e dello sport per l’errore ingenuo che ho fatto. Invece no, sono obbligato a partire con lo schifo che scrivono su di me i giornali, persone solo per mettermi in cattiva luce con mille falsità… O forse, meglio, solo per conquistare due visualizzazioni in più”.

Fagioli

E alcune ore dopo la pubblicazione il profilo del calciatore non sarà più visibile. Probabilmente gli è stato consigliato di evitare l’esposizione sui social.

Tutto è cominciato nel ritiro della Nazionale Under 21, seguendo l’altro azzurrino Sandro Tonali, martedì ascoltato dalla Procura ordinaria di Torino per quasi tre ore: “Ho visto che scommetteva, non sono riuscito a stabilire se su eventi sportivi calcistici o su altri sport”.

E ancora: “Mi ha detto che avrei potuto farlo anche io, perché i movimenti non erano tracciabili. Da quel momento ho cominciato a puntare. Lo facevano pure gli altri e non mi ponevo neanche il problema se i siti fossero regolari o meno. Fu Tonali a farmi registrare tramite un account”.

È cominciata così la malattia della ludopatia per Fagioli. Un tentativo di riempire il grande vuoto che lo circondava: “Avendo molto tempo libero, è un modo per vincere la noia”, racconta alla Procura della Figc. E così si avvita in una spirale di debiti, attualmente quantificati in oltre 2,7 milioni di euro. Già perché le sue scommesse si allargano. Diventano compulsive, anche live davanti alla televisione. E anche sullo sport di tutta la vita, il calcio. “Ma non sulla Cremonese e sulla Juventus”, le squadre in cui Nicolò ha militato. 

Puntata dopo puntata, perdita dopo perdita, la sua situazione finanziaria si complica drammaticamente. E così lo juventino studia uno stratagemma per provare a tappare qualche falla: «Per restituire le somme (si legge sempre su La Stampa) ogni tanto acquistavo a Milano dei Rolex e li pagavo con un bonifico bancario. A volte li consegnavo io, altre volte passavano i titolari delle piattaforme a ritirarli in gioielleria”.

La richiesta a Gatti e Dragusin

Il gioco finisce per togliergli non solo i guadagni, ma anche il sonno: “Ci pensavo anche di notte, solo per ripianare il mio debito. Fagioli assicura di aver condiviso il suo problema di scommettitore cronico soltanto con sua madre Laura e con qualche amico non calciatore”. Mai una parola nello spogliatoio bianconero, perché “non mi fidavo di nessuno, avevo paura che notizie del genere avrebbero pregiudicato il rinnovo del mio contratto”. Fagioli chiede però un aiuto economico di 40 mila euro a due compagni di squadra, Federico Gatti e Radu Dragusin, due prestiti ancora da saldare. Lo fa dicendo che quelle somme “mi servivano per comprare un orologio e che avevo i conti bloccati da mia madre”.