Pubblicato il 11 Aprile 2024
Vittorio Feltri si scatena. E com’è nel suo stile, non usa mezzi termini, scatenando, così come gli riesce da sempre, feroci polemiche. Questa volta il tema nel mirino è il Ramadan.
“Il Ramadan è una scemenza che noi civili ed evoluti non consideriamo. Gli islamici lo celebrino a casa loro e non pretendano che noi lo si prenda sul serio”, afferma con un post su X l’80enne direttore editoriale del Giornale.
Il Ramadan è una scemenza che noi civili ed evoluti non consideriamo. Gli islamici lo celebrino a casa loro e non pretendano che noi lo si prenda sul serio.
Il Ramadan è una scemenza che noi civili ed evoluti non consideriamo. Gli islamici lo celebrino a casa loro e non pretendano che noi lo si prenda sul serio.
— Vittorio Feltri (@vfeltri) April 11, 2024
Le parole del giornalista alimentano l’accesissimo dibattito nato dalla scelta dell’istituto Iqbal Masih di Pioltello, in provincia di Milano, di chiudere in corrispondenza della festa di fine Ramadan.
Per non parlare della proposta di legge firmata dal deputato Aboubakar Soumahoro, che vorrebbe riconoscere la fine del Ramadan un giorno di festa in Italia.
“Oltre a rispettare i principi della laicità dello Stato e della pluralità religiosa previsti dalla Costituzione, credo che questo sia un modo concreto per riconoscere, aggiornare, adattare e armonizzare le leggi del nostro Paese con la realtà attuale e rinnovata”, spiega il deputato.
“Infatti, l’Italia è cambiata, arricchendosi di pluralità anche dal punto di vista religioso. Oggi, l’Islam è la seconda religione più diffusa“, aggiunge.
“Il nostro Paese è la terza nazione nell’Unione Europea, dopo Germania e Francia, per presenza di persone della comunità di fede musulmana. Dobbiamo avere il coraggio di abbracciare senza paura la nuova realtà fatta di diversità e pluralità. Per costruire questo futuro di convivenza armonica, bisogna dare a tutte le religioni pari dignità come lo prevede anche la nostra Costituzione”, ha concluso per sostenere le motivazioni della sua proposta di legge.