Pubblicato il 20 Dicembre 2024
Nonostante i tanti appelli e le tante battaglie contro la violenza sulle donne, non si fermano i femminicidi in Italia. L’ultimo tragico episodio si è consumato a Ripaberarda, in provincia di Ascoli Piceno, dove qualche giorno fa Massimo Malavolta, operaio di 45 anni, è stato arrestato con l’accusa di aver ucciso a mani nude la moglie Emanuela Massicci, anche lei 45enne, con i due figli minori in casa che hanno aperto la porta ai soccorritori. Una tragedia annunciata, secondo la vicina di casa, che ha rivelato a Repubblica le precedenti violenze che era costretta a subire la donna.
La testimonianza della vicina
Della tragedia non si dice affatto sorpresa la vicina di casa, Gina Cicconi, che ha raccontato dei lividi sul viso di Emanuela e in un’occasione anche di un occhio nero. Gina non era una semplice vicina di Emanuela, ma era una sua intima amica e per un periodo di tempo anche sua collega di lavoro. Tuttavia, ogni volta che Emanuela provava a lamentarsi della situazione, veniva zittita dal marito, che voleva nascondere la violenza.
Irascibile, aggressivo e attaccabrighe, così la signora Cicconi ha definito Massimo Malavolta, che andava in palestra e che aveva un fisico muscoloso, nulla a confronto di Emanuela che invece aveva un corpo esile e minuto. Lei, una donna che viveva per i figli di 11 e 12 anni, non voleva denunciare il marito per non turbare la quiete familiare e per non privare i figli del padre, senza immaginare che quello stesso padre avrebbe privato i figli della madre.
Quell’uomo era stato condannato ai domiciliari anche per molestie nei confronti di un’altra donna ma in paese, benché tutti sapevano, nessuno ha potuto o voluto intervenire. Emanuela, maestra d’asilo, era una persona solitaria e forse anche la dipendenza economica dal marito non l’ha aiutata ad allontanarsi da lui.
La sequenza del femminicidio
La furia omicida di Malavolta sarebbe scattata dopo una lite, ma sembra che i litigi anche violenti erano frequenti in quella casa. Nel 2015 l’uomo fu condannato per violenze contro un’altra donna a due anni di carcere, pena poi ridotta di un terzo con il rito abbreviato dal tribunale di Ascoli. Successivamente la Corte di Appello di Ancona aveva derubricato il reato da atti persecutori in molestie, con pena sospesa, come riferito dal Corriere Adriatico.
Dopo aver accoltellato a morte la moglie, Malavolta avrebbe chiamato i genitori simulando un malore della donna. La sua versione non è però mai stata presa in considerazione e i vigili del fuoco, dopo essere entrati nel villino, hanno forzato la porta della camera da letto, chiusa a chiave dall’interno, dove hanno trovato il corpo insanguinato senza vita di Emanuela e Malavolta seduto sul letto con le vene dei polsi tagliate. I bambini, scioccati e traumatizzati, sono stati affidati ai nonni.