Doppio femminicidio Vicenza: la lettera che avvertiva Lidia di “non andare in giro”

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Una lettera anonima di avvertimento a Lidia Miljkovic era stata trovata nella cassetta della nuova abitazione che lei e il nuovo compagno stavano acquistando a Vicenza, tre giorni prima del duplice femminicidio.

Lo ha rivelato, Daniele Mondello, compagno della donna massacrata da Zlatan Vasiljevic prima di suicidarsi con la stessa pistola utilizzata per il doppio femminicidio, visto che prima di Lidia il bosniaco aveva ucciso l’attuale convivente, Gabriela Serrano.

Il testo, scritto in una calligrafia quasi incomprensibile, avvertiva Lidia a “non andare in giro”, ed era firmato “una tua amica”.

Nei confronti dell’assassino era stata emessa una “prognosi favorevole circa la futura astensione dalla commissione di altri reati”, per cui aveva goduto di uno sconto di pena e la sospensione condizionale.

Lo aveva scritto la Corte d’Appello di Venezia, nella motivazione della sentenza di secondo grado del processo per maltrattamenti e lesioni aggravate nei confronti del duplice femminicida di Vicenza. Lo rimarca il Procuratore Capo di Vicenza, Lino Giorgio Bruno, ripercorrendo la vicenda processuale di Vasiljevic.

La decisione si è basata su una relazione del Servizio dipendenze dell’Ulss 8 di Vicenza, al termine di un periodo di trattamento terapeutico e rieducativo di Vasiljevic presso l’associazione Ares, tra il 2019 e il 2020. “La valutazione finale è positiva – attestano i giudici d’appello – evidenziandosi una condizione di astinenza iniziata almeno un anno prima, senza ausilio di terapia farmacologica”. 

Una vita violenta, una vita scandita da minacce, botte e maltrattamenti nei confronti della ex moglie.

ERA TUTTO GIA’ SCRITTO, MA I GIUDICI NON L’HANNO FERMATO

Una vita di brutalità, furia e aggressività che ieri ha visto Zlatan Vasiljevic accanirsi contro due donne, uccidendole.

Prima la ex moglie, uccisa a sangue freddo in strada a colpi di pistola, e poi l’attuale compagna, come in un orrendo copione di una violenza che è stata sua compagna di vita.

E gli allarmi che l’ex camionista con problemi di alcolismo aveva suscitato vanno indietro nel tempo. Zlatan Vasiljevic nel 2019 fu già arrestato per avere picchiato la moglie, erano stati i carabinieri di Altavilla, dove la coppia viveva, che lo avevano fermato per i continui maltrattamenti proprio verso Lidia Mijkovic, la prima delle vittime odierne. L’ordinanza emessa dal Gip del Tribunale era scaturita dopo la denuncia presentata da Lidia ed è un lungo elenco di violenze, perpetrate anche davanti ai figli minori. Una scia di vessazioni che, scrive il giudice, inizia nel 2011. E che era chiaro dove andasse a finire, anche allora: La “perseveranza dimostrata dal Vasiljevic, unitamente all’abuso di alcolici e alla sua incapacità o comunque alla mancanza di volontà di controllarsi pure in presenza dei figli minori, costretti ad assistere alle continue vessazioni ai danni della madre – si legge nell’ordinanza del 2019 – consente di ritenere altamente verosimile il verificarsi di nuovi episodi di violenza, tanto più in ragione dell’allontanamento” della donna “dalla casa familiare e dalle tendenze controllanti e prevaricatorie dimostrate dall’indagato, che potrebbero con ogni probabilità subire un’escalation in termini di gravità e condurre a tragiche conseguenze”.

Esattamente quello che è accaduto. Il giudice elenca alcuni episodi di violenza: a febbraio del 2019, quando Vasiljevic “afferrava per il collo” la moglie, “la spingeva contro il frigorifero della cucina e la minacciava con un coltello” che le infilava in bocca; un mese dopo quando, rientrato ubriaco, l’ha aggredita a letto stringendole il collo “come per strangolarla” e urlando: “Ti uccido, ti cavo gli occhi”; ancora, sempre a marzo, quando le diede un colpo al volto “con violenza tale da farla cadere al suolo”. Vasiljvic finì in carcere, ma ci rimase poco, tanto che già a dicembre 2019 arrivò un ordine di non avvicinamento: lo emise l’autorità giudiziaria su richiesta dei Carabinieri di Schio, dove Lidia si era trasferita con i bambini dopo la separazione.

Di quella vicenda del 2019, ora definita da chi conosceva la donna uccisa, come ‘cronaca di una morte annunciata’, ha parlato il titolare della ditta per cui la vittima lavorava, la Food&co di Vicenza, una ditta specializzata in catering. Mondello, ricorda che l’uomo “le aveva fracassato il cranio” causandole ferite gravi e poi l’aveva pure denunciata con una scusa, il presunto abbandono dei figli. Nel 2019 era stato infine emesso il divieto di avvicinamento per quell’ex compagno violento. “E’ stata in malattia per diverso tempo – ha ricordato ancora Mondello – per percosse è stata anche ricoverata all’ospedale. Era dentro e fuori dal tribunale con denunce assurde. Una tragedia annunciata, come tutte le tragedie di questo genere. Gente pazza che va in giro tutto il giorno senza far niente”.

Una tragedia annunciata che ora lascia orfani due ragazzi di 13 e 16 anni. 

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Redazione Nazionale

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