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Filippo Turetta

Filippo Turetta: “Ero preparato all’ergastolo”

Pubblicato il 5 Dicembre 2024

“È stata un’attesa angosciante, lunga. Lo sapevo, ero preparato alla parola ergastolo, sono rimasto impietrito, ma sono sereno, non mi aspettavo nulla di diverso”. E’ quel che avrebbe detto, così come riporta Adnkronos, Filppo Turetta dopo la condanna all’ergastolo per l’omicidio di Giulia Cecchettin.

Una fonte ha spiegato all’agenzia di stampa che chi ha incrociato lo sguardo di Turetta in carcere, lo ha trovato “quasi sollevato dalla fine del processo, da una gogna mediatica di cui sente il peso anche nei confronti della sua famiglia”. 

Mentre in aula ascoltava la sentenza di ergastolo, Turetta è rimasto in silenzio e non ha parlato neppure dopo, quando la Polizia penitenziaria lo scortava dentro il cellulare nel viaggio di ritorno a Verona, dove ha trascorso la prima notte con un orizzonte di carcere a vita.

Come tutti nella terza sezione, Turetta condivide la cella con altri compagni; non lavora – questa sezione non prende parte alle attività lavorative – e nei lunghi giorni fa poco o nulla. Frequenta un corso di perfezionamento di inglese, legge libri, e pare stia imparando a suonare uno strumento, forse per entrare nella band musicale dell’istituto. 

Intanto, una busta con tre proiettili è stata recapitata mercoledì allo studio dell’avvocato Giovanni Caruso, difensore di Turetta, a Padova. Il legale nel prendere la corrispondenza ha aperto una lettera, dentro la quale c’erano tre cartucce.

L’avvocato ha contattato la questura, che ha fatto intervenire presso lo studio agenti della squadra mobile, della digos e del gabinetto interprovinciale della polizia scientifica che hanno proceduto a ispezionale la busta da lettera, repertando anche le tre cartucce avvolte in un foglio di carta. 

Dopo la lettera con i tre proiettili, per Caruso è stata disposta una misura di vigilanza.