“Vi abbiamo rubato tutti i dati, comprese le conversazioni che avete fatto con i vostri psicoterapeuti. Pagate quanto vi chiediamo”. Migliaia di pazienti della società Vastaamo, in Finlandia, si sono trovati improvvisamente a rischio, per opera di hachers internazionali.
Per alcuni di loro i dati sono già stati pubblicati online, al fine di convincere gli altri a pagare i 200 bitcoin richiesti. La società, che gestisce 25 centri di psicoterapia, ha segnalato tutto alla Polizia, ma la questione è diventata di Stato, in un piccolo Paese di 5 milioni di abitanti che ha fatto della privacy la sua stella cometa.
“È assolutamente chiaro che, giustamente, la gente sia preoccupata non solo per la propria sicurezza e salute, ma anche per quella dei loro congiunti” ha dichiarato il ministro dell’Interno, Maria Ohisalo. Giusto, ma come fermare chi ha rubato dati di migliaia di persone e minaccia di metterli tutti a disposizione del ludibrio di altri?
Robin Lardot, a capo della investigazione, ha commentato che nel “dark web”, la zona occulta di internet che i motori di ricerca convenzionali non captano, è apparso un archivio di 10 giga che contiene informazioni su 2mila pazienti e sui loro terapeuti.
Anche pagando, i clienti della Vastaamo non potranno essere sicuri che i loro dati e conversazioni possano essere restituiti: “Gli hackers potrebbero avere già venduto i dati ad altre compagnie che magari li usano per farsi pubblicità” ha commentato un esperto.
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