L’immagine che meglio ha saputo immortalare la bestialità di Hamas, che lo scorso 7 ottobre ha ucciso e rapito centinaia di ebrei, è quella del corpo martoriato e seminudo di Shani Louk, ragazza tedesco-israeliana, portata via su un pick-up circondato da terroristi palestinesi per esibirla a Gaza come una sorta di macabro trofeo.
Ebbene quella fotografia è stata inserita nella raccolta dell’Associated Press e poi premiata per la categoria “Team Picture Story of the Year” dal Reynolds Journalism Institute dell’Università del Missouri. La decisione ha sollevato un vero polverone e sono piovute le critiche e i commenti negativi su questa scelta.
La foto “incriminata” è stata pubblicata sia sul sito che sulla pagina Instagram del Reynolds Journalism Institute, provocando la reazione furiosa di molti israeliani, ma anche di cittadini di tutto il mondo.
Tra i tanti commenti negativi c’è quello del Jewish European Congress, i cui membri si sono detti disgustati e scioccati che abbia vinto una foto che ritrae il corpo senza vita di una ragazza ammazzata senza pietà dai terroristi di Hamas. In realtà per un certo periodo si era diffusa la notizia che Shani Louk fosse viva, ma poco dopo arrivò la conferma che la ragazza era stata decapitata, come confermato proprio dalla foto in questione.
Un altro utente ha attaccato frontalmente il Reynolds Journalism Institute, accusato di non dare peso alle vite degli ebrei, dal momento che il loro premio è andato a una foto che simboleggia un’oltraggiosa “profanazione della vita ebraica”. Intanto il Reynolds Journalism Institute, per evitare ulteriori polemiche, ha preferito rimuovere lo scatto.
Il premio è andato all’autore dello scatto, cioè al reporter freelance palestinese e collaboratore di Ap Ali Mahmud. Israele ha rivolto parole molto pesanti al giornalista, accusato di essere un “embedded” di Hamas, cioè ne avrebbe accettato la protezione ma anche le limitazioni imposte alla sua libertà di movimento e di espressione.
Secondo Israele Mahmud, così come altri giornalisti, sarebbe stato avvertito in anticipo dell’attentato organizzato da Hamas e così avrebbe avuto tutto il tempo per organizzarsi e scattare foto e video poi rivenduti a prezzi altissimi ai media internazionali, tra cui anche Reuters e Cnn. Mahmud però ha sempre negato ogni coinvolgimento, spiegando di essere stato svegliato dai colpi di Hamas e di essere giunto sul posto per documentare quanto stava succedendo, ma contro di lui al momento è in corso una causa.
Va invece controcorrente il padre di Shani Louk, uno dei tanti ostaggi rapiti e trucidati da Hamas, che invece si è detto contento che quello scatto sia stato premiato. Quella, secondo lui, è una delle immagini più importanti e forti degli ultimi 50 anni che simboleggia un’epoca e che aiuterà a ricordare quella tragedia anche tra 100 anni, per non dimenticare cos’è successo. La foto di Shani insieme al video di Noa Argamani portata via su una motocicletta, secondo lui, è quella che meglio simboleggia la bestialità di Hamas. Un modo per non dimenticare la memoria di Shani, diventata il simbolo della tragedia del 7 ottobre.
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